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Livello 3
 


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Il mondiale spagnolo fu assegnato al paese iberico già nel lontano 1964 durante il 34° congresso della FIFA svoltosi a Tokio. La Spagna al tempo era ancora nel pieno della dittatura franchista e ben pochi avrebbero scommesso che nel 1976 si sarebbe insediata la monarchia parlamentare di re Juan Carlos per avviare il paese ad una transizione democratica. Negli anni che precedettero il Mondiale la Spagna gravava in una pesante crisi economica e il Mondiale sarebbe servito per integrare in parte le casse dello Stato ma per mostrare a livello planetario il nuovo volto del paese, un segno dell’immagine della Nuova Spagna . Tuttavia, a pochi mesi dall’apertura del torneo, molte strutture non erano ancora terminate, a meno di un anno la situazione non era delle migliori, dal tentato colpo di stato del Generale Tejero, dai movimenti separatisti dell’ETA e dal rapimento dell’attaccante del Barcellona Enrique Castro Quini, insomma il contesto spagnolo era tutt’altro che sereno, ma sembrava che la FIFA ci fosse abituata a queste situazioni border line. Il Mondiale del 1982 fu il primo a 24 squadre, si allargarono i posti per il Sudamerica che poteva presentare quattro squadre, dodici compagini europee e due squadre a testa per Asia/Oceania, Africa e Centroamerica. Anche la formula fu completamente modificata, furono sorteggiati sei gironi all’italiana composti da quattro squadre dove le prime due sarebbero passate alla seconda fase composta da quattro triangolari il cui vincitore sarebbe andato alle semifinali ad eliminazione diretta, nella finale per l'assegnazione del titolo, in caso di parità dopo i tempi supplementari si sarebbe prevista la ripetizione della partita e non l'immediato ricorso ai tiri di rigore . La formula non convinse interamente i vertici della FIFA poiché già nel prossimo mondiale messicano la formula verrà nuovamente modificata. Al Mondiale grazie all’allargamento si qualificarono cinque squadre debuttanti: due africane, una asiatica, una oceanica e una centroamericana, nessuna di queste superò il primo turno. Le qualificazioni, tuttavia furono entusiasmanti, parteciparono 103 nazioni e a creare le maggiori emozioni furono quelle asiatiche con un inedito spareggio tra Cina e Nuova Zelanda.Il Mondiale fu vinto sorprendentemente dall’Italia di Enzo Bearzot che potéusufruiredella splendida vena realizzativa del redivivo Paolo Rossi. Il Mondiale si svolse dal 13 giugno all’11 luglio del 1982, furono utilizzati ben diciassette stadi dislocati omogeneamente in tutto il territorio iberico, le città interessate furono: Madrid, Barcellona e Siviglia con due stadi, le altre a seguire con un impianto, Bilbao, Valladolid, Malaga, Valencia, Saragozza, Elche, Oviedo, Gijon, Alicante, Vigo e La Coruña. Nonostante ciò la kermesse spagnola fu una delle meno seguite dal pubblico presente negli stadi, grazie alla capillare diffusione televisiva i tifosi preferirono gustarsi gli incontri dal divano di casa, poiché la situazione dell’ordine pubblico durante i mondiali prese una brutta piega. Fecero il loro debutto gli hooligan inglesi che fecero di tutto per scontrarsi con i tifosi argentini a causa della guerra delle Isole Falkland. A causa di ciò anche il sorteggio fu pilotato, perché le squadre britanniche, Scozia Inghilterra e Irlanda del Nord, non incontrassero l’Argentina. Inoltre ci furono violente proteste della popolazione di origine africana, che non voleva la partecipazione al Mondiale della Nuova Zelanda, unico stato ad intrattenere ancora rapporti sportivi e commerciali con il Sudafrica dell’Apartheid, aggiungendo i continui attentati del gruppo basco dell’ETA e le insofferenze degli emigrati salvadoregni impegnati a far conoscere la causa politica del loro paese impegnato in una sanguinosa guerra civile. Vi furono numerosi e accesi scontri tra tifosi spagnoli e britannici che sostenevano la sovranità di sua Maestà sul territorio di Gibilterra, insomma tanti buoni motivi per gustarsi i mondiali dal salotto di casa.

ALGERIA 1982    
Quello che accade all’Algeria nel Campionato spagnolo del 1982 fu una delle più grandi vergogne del calcio mondiale. Tutti si ricorderanno della famosa partita tra Germania Ovest e Austria, vinta dai tedeschi per 1 a 0, un risultato che premiava entrambe le squadre europee a discapito dei nordafricani. Austria e Germania che giocarono il loro incontro conoscendo già il risultato tra Algeria e Cile, dunque poterono organizzare la grande truffa, in tutta comodità, di fronte a migliaia di spettatori dello stadio El Molinon di Gijon. L’Algeria nazione giovanissima del panorama calcistico mondiale aveva preso vita solo una ventina di anni prima nel 1962, quando cessò di esistere la squadra del FLN (Fronte di Liberazione Nazionale), una squadra di calcio che fu creata nel 1957 per far conoscere la questione algerina agli occhi del mondo. I Fenech, cosi come sono soprannominati, si qualificarono superando i turni di qualificazione africana con partite di andata e ritorno. Nella prima fase pareggiarono 0 a 0 con la Sierra Leone, vincendo successivamente in casa ad Orano per 3 a 1, nel secondo turno ebbero la meglio sul Sudan, battendolo in casa per 2 a 0 e pareggiando 0 a 0 a Khartoum. Ad attendere gli algerini nel terzo turno vi erano le gazzelle (Mena) del Niger, vittoria per 4 a 0 a Costantina e sconfitta indolore per 1 a o a Niamey. Nell’ultimo turno contro la Nigeria, in quella partita in cui la nazionale algerina sfoggiò una magnifica divisa rossa con maniche bianche, l’Algeria vinse 2 a 0 in trasferta a Lagos e si replicò 2 a 1 a Costantina nel tripudio generale di tutto il popolo algerino per l’ottenuta qualificazione ai Mondiali. La squadra algerina pareva appagata del successo continentale, ma tuttavia, il meglio doveva ancora accadere. Il meglio, il sorprendente, il meraviglioso accade il 16 giugno a Gijon nella partita d’esordio dei Fenech, i quali ricchi di una generazione di fenomeni senza pari, tra i quali, Rabah Madjer, detto il tacco di Allah, Lakhdar Belloumi e Djamel Zidane, riuscirono a sconfiggere la titolata Germania Ovest per 2 a 1, stabilendo un record, la prima squadra africana a battere una squadra europea ai Mondiali di calcio. La seconda partita contro l’Austria la squadra nordafricana fu meno brillante e rimediò una sconfitta per 2 a 0. Nella terza gara ad Oviedo contro il Cile l’Algeria giocò un'altra sontuosa partita vinse 3 a 2 con una doppietta di Salah Assad in forza ai francesi del Mulhouse e Tedj Bensaoula attaccante del MC Oran, per i cileni andarono a segno Neira e Latelier. Il peggio, tuttavia, doveva ancora accadere, in vista dei risultati tutti consideravano l’Algeria già qualificata al turno successivo, solo una lontana ipotesi poteva avverarsi a danno dei nordafricani, e purtroppo fu quello che accade o, fecero accadere. La squadra africana non aveva fatto i conti con quello che sarebbe successo poche ore più tardi in quella gara tra Germania Ovest e Austria che diverrà famosa come la "vergogna di Gijon" Eliminati ingiustamente dal torneo gli algerini fecero ritorno a casa dove ad attenderli c’era un bagno di folla a rendergli merito come se avessero vinto il Mundial.

ARGENTINA 1982   
L’Argentina giunse in Spagna come campione uscente e di conseguenza anche per questa edizione non dovette affrontare le qualificazioni, tuttavia, nel 1980 disputò in Uruguay il "Mundialito" con le altre nazionali che nel tempo si laurearono Campione del Mondo, parteciparono oltre all’Argentina: Uruguay, Germania Ovest, Italia, Brasile e Olanda, quest’ultima in sostituzione dell’Inghilterra la quale declinò l’invito della federazione uruguayana. L’albiceleste fu inserita nel gruppo "B" con Germania Ovest e Brasile, vinse la partita contro la Germania Ovest per 2 a 1 e pareggiò 1 a 1 contro i verde-oro, raccogliendo tre punti che tuttavia non furono sufficienti per raggiungere la finale. Al Mondiale, quello vero, i sudamericani non iniziarono proprio bene, nella partita inaugurale del 13 giugno 1982 al Camp Nou di Barcellona furono sconfitti per 1 a 0 dal Belgio. Nella seconda partita le cose andarono molto meglio e l’albiceleste superò l’Ungheria con un perentorio 4 a 1 con le reti di Bertoni, Ardiles e le prime reti mondiali di Diego Armando Maradona che in quell’occasione siglò una doppietta. Nella terza e ultima gara del round robin l’Argentina incontrò la nazionale di un piccolo paese centroamericano El Salvador contro il quale vinse 2 a 0, ma nonostante il divario tecnico tra le due squadre, per sbloccare il risultato fu necessario un generoso calcio di rigore, a siglare le reti degli argentini furono Daniel Passarella su penalty e Daniel Bertoni. Per la prima e ultima volta nella storia dei Mondiali, il secondo turno seguì una formula del tutto particolare, con un girone all’italiana composto da tre squadre. L’Argentina capitò in un gruppo granitico dove ad attenderla c’erano l’Italia e il fortissimo Brasile di Zico e Sócrates. L’Argentina giocò la prima partita allo stadio Sarrià di Barcellona, al tempo casa dell’Espanyol, avversario di turno l’Italia contro la quale perse per 1 a 0, la partita rimase nella memoria per l’estremo agonismo con cui fu giocata, epico rimase il duello tra Maradona e Claudio Gentile, ricordato in quell’iconica immagine in cui El Pibe de Oro mostra al’arbitro la maglietta strappata. Nella seconda gara le cose per l’Argentina andarono ancora peggio, di fronte al Brasile vennero a galla tutti i difetti della Seleccion che, nonostante avesse tra le propria fila il fuoriclasse Maradona, il resto era una squadra appagata e un po' avanti con l’età. Il Brasile si impose con un pesante 3 a 1 firmato da Zico, Serginho e Junior per l’albiceleste non rimase altro la consolazione della rete della bandiera realizzata dal napoletano Ramon Diaz. Partita con tante attese l’Argentina dovette ripartire per Buenos Aires priva del prezioso trofeo lasciato in terra iberica per i futuri Campioni del Mondo.

AUSTRIA 1982   
Se non fosse stato per la pessima figura rimediata a Gijon nella partita contro la Germania Ovest diventata famosa come la "Vergogna di Gijon" questa squadra sarebbe stata ricordata come la più talentuosa dal dopo guerra ad oggi.  L’Austria si qualificò al Mondiale arrivando seconda nel gruppo 1 di qualificazione europea composto da Germania Ovest, Finlandia Bulgaria e Albania. Nella prima partita L’Austria vinse 2 a 0 ad Helsinki contro la Finlandia, si ribadì a Vienna con un largo 5 a 0 ai danni dell’Albania e si impose con un più stretto 1 a 0 a Tirana. Il 29 aprile del 1980 incappò nella prima sconfitta per 2 a 0 con la Germanio Ovest in trasferta e ribadita in ottobre quando subì un pesante 4 a 1 al Prater di Vienna. L’anno successivo si apre con due vittoria casalinghe con Bulgaria e Finlandia e a chiudere uno 0 a 0 a Sofia a qualificazione già acquisita. Dopo aver staccato il pass per la Spagna la nazionale austriaca giocò una sola amichevole a Jaffa contro Israele persa per 1 a 0. Al Mondiale l’Austria fu inserita nel gruppo "2" con ancora la Germania Ovest, Algeria e Cile. Esordì il 17 giugno ad Oviedo contro il Cile nella quale ottenne una vittoria per 1 a 0  grazie ad una rete del cesenate Walter Schachner nella seconda gara i bianconeri vinsero per 2 a 0 contro la sorprendente Algeria che nel turno precedente aveva sconfitto la Germania Ovest, questo risultato creò una situazione imbarazzante. Per passare il turno la Germania aveva bisogno di vincere contro l’Austria e questa stessa non avrebbe dovuto perdere con più di una rete di scarto, poiché erano già a conoscenza del risultato tra Algeria e Cile conclusasi 3 a 2 per i nordafricani. Le due squadre europee misero in atto un piano di non belligeranza Il 25 giugno a Gijon, come volevasi dimostrare, Germania Federale 1 Austria 0 e addio Algeria in una delle più sporche e organizzate truffe dello sport di tutti i tempi. Tre squadre a quattro punti, passarono le due che parlavano la stessa lingua tedesca, che vivevano lo stesso football professionistico. La differenza reti infatti disse: Germania a più 3, Austria più 2, Algeria zero (cinque fatte e cinque subite). All’Algeria non servì a nulla avere battuto la Germania. l’Austria, di fronte al rischio di uno 0 a 3 che l’avrebbe messa fuori, preferì uno 0 a 1 di sicurezza. La Germania stette al gioco. Il tragico, o il triste, è che probabilmente le due squadre, che nel passato si erano nutrite di una fiera rivalità, non ebbero bisogno di mettersi d’accordo. Tutto automatico, come si conviene tra veri esperti professionisti. La partita praticamente fu inesistente, i quarantacinquemila delle stadio Molinon iniziarono a fischiare di fronte ad una melina vergognosa. Tifosi algerini, sventolando bandiere bianco-verdi con la mezzaluna, tentarono più volte l’invasione, respinti e picchiati dalla polizia. Anche le tifoserie tedesche e austriache si unirono al coro spagnolo: Algeria, Algeria. La partita passerà alla storia come la "Vergogna di Gijon", dove bandiere tedesche e austriache furono bruciate sugli spalti dai tifosi inferociti, da allora tutte le partite dell’ultima giornata dei gironi eliminatori mondiali verranno giocate in contemporanea, per evitare altre figuracce sui generis. L’Austria, comunque, passò al turno successivo dove nell’insolito triangolare incrociò la Francia contro cui perse per 1 a 0 e l’inaspettata Irlanda del Nord contro la quale colse un pareggio per 2 a 2 con le reti di Pezzay e Hintermaier alle quali rispose il britannico Hamilton con una doppietta. L’avventura dell’Austria terminò giustamente in questa fase, non perché lo meritasse, ma per espiare certe colpe che non saranno mai dimenticate dagli appassionati di calcio.

BELGIO 1982  
L’avventura del Belgio al Mondiale spagnolo iniziò con un colpo di scena, i Diavoli rossi riuscirono nella partita inaugurale ad avere la meglio sugli uscenti campioni del mondo dell’Argentina. Il 13 giugno a Barcellona, il Belgio sconfisse la Seleccion per 1 a 0 con una rete di Erwin Vandenbergh, lanciato da Ceulemans in piena area di rigore e completamente dimenticato dalla difesa sudamericana, pose il sigillo in quella partita che fu anche l’esordio iridato di Diego Armando Maradona. Nella gara successiva contro El Salvador i belgi si imposero con uno striminzito 1 a 0, grazie alla rete di Ludo Coeck che con una punizione da centrocampo sorprese il portiere salvadoregno Mora, tuttavia, il Belgio fece molta fatica a riprova che la squadra centroamericana la quale, aveva incassato 10 goal dall’Ungheria non era poi così sprovveduta. A qualificazione già ottenuta il Belgio non andò oltre l’1 a 1 contro i magiari , rete di Alex Czerniatynski che rispose ad una rete dell’ungherese Varga. Nella seconda fase il Belgio non fece grandi cose, venne pesantemente sconfitto 3 a 0 dalla Polonia e per 1 a 0 dall’Unione Sovietica. Terminò qui l’avventura dei Diavoli rossi che non giocarono un torneo secondo le loro aspettative, quelle che, alle qualificazioni fecero ben sperare la nazionale fiamminga. Il Belgio si qualificò vincendo il gruppo "2" europeo davanti alla Francia di Platini, con cinque vittorie: la prima contro i cugini dell’Olanda e a seguire con Cipro due volte, e una con Eire e Francia, l’unico pareggio fu con l’Eire a Dublino e a seguire due sconfitte con Francia e Olanda.

BRASILE 1982  
La squadra brasiliana che partecipò al Mondiale del 1982 e forse stata una delle più forti di tutti i tempi, ma la presunzione e la sufficienza con cui scesero in campo contro l’Italia in quella partita del Sarrià di Barcellona che rimarrà famosa per la tripletta di Paolo Rossi diede una severa lezione ai brasiliani che non riusciranno mai a dimenticare quell’evento, quasi come fosse un nuovo "Maracanazo". Valdir Peres, Leandro, Junior, Cerezo, Oscar, Luisinho, Socrates, Falcao, Serginho (Paulo Isidoro), Zico, Eder, basta leggere i nomi della Seleçao per rendersi conto della forza e del talento dei brasiliani, nessuno avrebbe immaginato un altro nome scritto nell’albo d’oro del 1982, invece le cose andarono per un altro verso. S qualificò aggiudicandosi il gruppo "1" sudamericano vincendo tutte le partite contro, per la verità avversari molto modesti, Venezuela e Bolivia, giunse al Mondiale iberico come la principale candidato alla vittoria finale. Inserito nel girone eliminatorio numero "6" con sede a Siviglia e Malaga fece il proprio esordio il 14 giugno 1982 con l’Unione Sovietica contro la quale vinse per 2 reti a 1, la partita non fu cosi semplice per i brasiliani che passati in svantaggio nel primo tempo con una rete segnata dall’ucraino Andrij Bal riuscirono a recupera e poi a rimontare solo ad un quarto d’ora dalla fine grazie ad un potentissimo tiro da fuori area di Sócrates e di Eder pochi minuti dopo, tuttavia, allo scadere alla CCCP fu annullato per fuorigioco inesistente un goal regolarissimo di Shengelija. Nella seconda gara i verde-oro affrontarono la Scozia vincendo in questa occasione in modo convincente e persuasivo per 4 a 1, i moschettieri furono: Zico, Oscar, Eder e Falcao per gli scozzesi David Narey del Dundee UTD. Nell’ultimo match del 23 giugno al Villamarin di Siviglia i brasiliani incrociarono la debuttante Nuova Zelanda contro la quale fecero un'altra splendida partita vincendo per 4 a 0: doppietta di Zico poi ancora Falcao e Serginho. Superato senza difficoltà il primo turno al Brasile capitò un triangolare abbastanza semplice sulla carta con una spenta Argentina e una ancor più indecifrabile Italia. Nella gara del 2 luglio di Barcellona il Brasile fece una sontuosa partita stendendo sia sul piano del gioco sia del risultato una frastornata Argentina per 3 a 1 in quell’occasione a firmare il tabellino per i verde-oro furono Zico, Serginho e Junior. La partita del 5 luglio contro l’Italia sembrava solo una proforma tanto pareva il divario tecnico tra le due squadre. Il Brasile sicuro di una facile vittoria scese in campo con sufficienza e presunzione al punto tale da rimediare una memorabile sconfitta seconda per delusione solo al "Maracanazo" del 1950. A fare la partita furono gli italiani che andarono per tre volte in rete con Paolo Rossi, i brasiliani intrappolati dal catenaccio difensivo della squadra azzurra ed in particolare dal libico Claudio Gentile che mise la museruola al "Galinho" Zico chiusero tutti i varchi per gli attaccanti in maglia gialla che riuscirono ad acciuffare il pareggio in due occasioni al 17° con Sócrates e al 89° con Falcao, il tutto non fi sufficiente perche quel giorno il Pablito italiano era stato baciato dagli dei del calcio. Con questa inaspettata sconfitta il Brasile fu sorprendentemente eliminato dal Mundial e fece ritorno in patria dove all’aeroporto ad attenderli c’era una folla di tifosi inferociti che non volle sentire scuse in merito alla loro prestazione.

CAMERUN 1982    
Finalmente dopo otto anni da Monaco ’74 si ripresenta al Mondiale una squadra a rappresentanza dell’africa continentale, il Camerun, una squadra ricca di talentuosi giocatori che nella maggioranza militavano nel campionato francese, uno su tutti Roger Milla del Bastia e il portiere Thomas N’Kono futuro guardiano dell’Español di Barcellona. Gli africani si qualificarono dopo un lungo tour de force, iniziato il 29 giugno del 1980 ad Yaounde nella partita del primo turno eliminatorio africano, quando il Camerun sconfisse per 3 a 0 il Malawi e pareggiò 1 a 1 nel ritorno a Blantyre. Ad ottobre contro lo Zimbabwe vinse 2 a 0 a domicilio mentre venne sconfitto per 1 a 0 ad Harare. Nel terzo turno furono proprio i leopardi dello Zaire ad ostacolare il cammino dei Leoni camerunesi, il Camerun fu sconfitto per 1 a 0 a Kinshasa, ma vinsero con un largo 6 a 1 a Yaoundé. Il barrage finale per la conquista del pass mondiale fu giocato in doppia sfida contro il Marocco, la prima sfida fu giocata a Kenitra nel Magreb il 15 novembre del 1981 dove il Camerun si impose con un secco 2 a 0, il ritorno giocato quattordici giorni dopo nella capitale camerunense terminò sempre con la vittoria del Leoni d’Africa per 2 a 1, il Camerun era per la prima volta ai Mondiali. In Spagna il Camerun fu inserito nel gruppo "1! Con Italia, Perù e Polonia, esordì il 15 giugno 1982 a La Coruna contro il Perù, la partita terminò in parità per 0 a 0 ma furono i Leoni ad amministrare la gara. Il 19 giugno era la volta della Polonia, che tuttavia venne bloccata sullo 0 a 0 da un ottima squadra che giocava a memoria con una difesa granitica. Il 23 giugno a Vigo ad attendere gli africani c’erano gli azzurri di Bearzot che una volta passati in vantaggio con Graziani vennero subitamente raggiunti un minuto dopo da un colpo di testa di Gregoire M’Bida che condusse la squadra al pareggio definitivo di 1 a 1. Il Camerun, tuttavia, senza perdere una partita venne eliminato dalla competizione a causa della differenza reti, un goal  in meno nei confronti dell’Italia. Nonostante l’ingiusta eliminazione i giocatori del Camerun furono accolti in patria come degli eroi e molti dei giocatori si accasarono in Europa, su tutti si distinse il capitano Roger Milla che ancora molto farà parlare di se nei successivi campionati del mondo.

CECOSLOVACCHIA 1982    


CILE 1982    
Il campionato mondiale spagnolo rappresentò una delle peggiori prestazioni per la squadra cilena che, fu eliminata dalla competizione al primo turno dopo tre sconfitte consecutive. La squadra andina si qualificò vincendo il gruppo "C" sudamericano, contro l’Ecuador, pareggiò 0 a 0 a Guayaquil e vinse 2 a 0 a domicilio, contro il Paraguay sconfisse i Guaranì sia in casa sia in trasferta. La squadra cilena che prese parte ai Mondiali del 1982 era una squadra molto avanti con l’età, tra le proprie fila vi erano ancora calciatori che avevano partecipato al Mondiale tedesco del 1974, tra di essi l’iconico baffuto Carlos Caszely. Battuta di misura per 1 a 0 dall'Austria nella partita d’esordio di Oviedo, venne successivamente sconfitta dalla Germania Ovest per 4 a 1 per i cileni andò a segno l’attaccante Gustavo Moscoso. La Roja allenata da Luis Santibáñez concluse il girone all'ultimo posto perdendo anche l’ultima gara con l'Algeria per 3 a 2, i sudamericani andarono in rete su calcio di rigore con l’attaccante del Cobreloa Juan Carlos Letelier e su punizione con Miguel Angel Neira. La nazionale cilena fece subito ritorno in patria nell’indifferenza totale e per anni cadrà nell’oblio del calcio mondiale facendo parlare di sé solo in grottesche occasioni come quella della "lametta di Rojas", ma questa è tutta un'altra storia.

EL SALVADOR 1982    
Dopo otto anni di assenza l’El Salvador ritornò ai mondiali di calcio qualificandosi grazie al secondo posto ottenuto al Campionato CONCACAF 1981, precursore dell’odierna Gold Cup centroamericana che, metteva a disposizione due posti iridati per le partecipanti della coppa continentale in cui la nazionale salvadoregna arrivò sorprendentemente seconda ai danni del Messico. La squadra di El Salvador o meglio conosciuta come la "Selecta" giunse ai Mondiali durante un periodo molto travagliato per il paese, una feroce guerra civile si combatteva da circa due anni. Le forze dell’esercito regolare sostenute dal governo statunitense e il Fronte Farabundo Martì per la Liberazione Nazionale si affrontano in una sanguinosa lotta senza quartiere. La federazione calcistica del Paese centroamericano era disseminata da funzionari corrotti che vedevano nella nazionale e nella qualificazione al Mondiale più un’opportunità di lucro che di un traguardo sportivo. Il cammino dei ragazzi de la Selecta, trascinati fino a quel momento da un certo Magico Gonzalez, iniziò subito in salita: Il viaggio verso l’Europa fu un’odissea di scali e ritardi: la nazionale impiegò più di due giorni per arrivare ad Alicante. Qui ad attenderli c’era un pullman con i colori del Messico: probabilmente gli organizzatori, vista la situazione in patria, non credevano che i salvadoregni alla fine avrebbero partecipato. I problemi legati all’organizzazione si fecero subito vedere, la federazione portò solamente venti giocatori, adducendo come scusa l’elevato costo della trasferta intercontinentale. In realtà molti funzionari portarono in Europa le proprie famiglie, anziché i giocatori. Come se non bastasse, i responsabili della squadra salvadoregna si resero conto che delle sette mute ufficiali che l’Adidas aveva inviato alla nazionale ne erano sparite ben quattro, oltre a tutti i venticinque palloni Tango. Rimasti senza palloni dovettero chiederli in prestito all’Ungheria. I ragazzi centroamericani non riuscirono nemmeno a prepararsi tatticamente, non conoscevano nessun avversario europeo, visto che la federazione mesi prima aveva rifiutato di fare una tournée in Europa a discapito di una molto più lucrosa in centro e sud America. La prima partita della Selecta avvenne il 15 giugno 1982 allo stadio Martinez Valero di Elche, gli ignari spettatori non sanno che assisteranno ad uno degli spettacoli più celebri del calcio mondiale. Nonostante la stella in campo fosse Jorge Alberto Gonzalez Barilla meglio noto con il nomignolo di "Magico Gonzalez" un giocatore dal talento straordinario e di una velocità impressionate, lo stesso Maradona definirà il salvadoregno più forte di lui stesso <<un giocatore di un'altra galassia>>. El Magico era davvero un grandissimo fuoriclasse, peccato che la sua abilità in campo si contrapponeva alla vita privata, sregolata e senza freni al limite di ogni eccesso, lo avesse fortemente penalizzato nella carriera, in Europa giocò nel Cadice dove ancora si ricordano delle funamboliche giocate del campione venuto dal Centro america. La partita contro l’Ungheria si rivelò un vero tiro a segno, il povero portiere salvadoregno Luis Ricardo Guevara Mora dovrà raccogliere per ben dieci volte il pallone dal fondo della rete. Mora aveva appena compiuto vent’anni fece dell'agilità il piatto forte della casa: merito delle esperienze maturate nel baseball e nel basket, ma quel giorno passerà alla storia come il portiere che prese più goal ad una partita dei Mondiali, record ancora imbattuto. Mora diventa lo zimbello del Mundial. Fa peggio di un altro collega entrato nella storia dalla parte sbagliata: il sudcoreano Hong Dook-Jong, bucato nove volte in un colpo solo dalla grande Ungheria il 17 giugno 1954 a Zurigo Fa la figura dell'acchiappa-fantasmi, ma non fu tutta colpa sua. Come spesso capita, il portiere paga l'assoluta insipienza di tutti gli altri: compagni, tecnici e dirigenti. El Salvador perse 10 a 1 e l’unica rete della Selecta venne realizzata da Ramirez Zapata attaccante entrato nei minuti iniziali della partita per sostituire un difensore infortunato. Questo resta l’unico goal realizzato dalla formazione centroamericana ai mondiali di calcio. Le altre due partite furono ulteriori sconfitte rimedio un onorevole 1 a 0 dal Belgio e un 2 a 0 dall’Argentina. Il Mondiale di El Salvador terminò qui a zero punti tuttavia, il peggio doveva ancora venire. Una volta ritornati in patria i giocatori vennero paradossalmente umiliati pubblicamente, per non essere stati all’altezza della situazione e la maggior parte di loro, ripudiati dai propri club. Alcuni dirigenti proposero addirittura l’impiccagione nello stadio della capitale, mentre l’allora diciassettenne portiere Luis Guevara Mora, l’angelo custode delle qualificazioni, nonché bersaglio favorito della gogna popolare, uscì miracolosamente illeso da un attentato in cui gli crivellarono l’auto con mitra. L’avventura dell’El Salvador al mondiale spagnolo diventò addirittura un film realizzato dalla televisione spagnola "Uno – La Historia de un Gol".

FRANCIA 1982    

GERMANIA OVEST 1982     
La Germania Ovest giunse al Mondiale spagnolo vincendo il girone "1" di qualificazione europea. Il percorso dei tedeschi iniziò con una vittoria a Sofia per 3 a 1 contro la Bulgaria, continuò con un 2 a 0 a Tirana contro l’Albania, proseguì battendo l’Austria per 2 a 0 ad Amburgo, e a seguire le vittorie in Finlandia per 4 a 0 e 7 a 1 nel ritorno di Bochum, un'altra vittoria a Vienna per 3 a 1 a chiudere in bellezza con due roboanti successi a domicilio contro Albania 8 a 0 e Bulgaria 4 a 0. Un percorso perfetto il quale non fece altro che proiettare la Germania tra le favorite per la vittoria finale. In Spagna, la Germania Ovest incontrò nuovamente l’Austria per scrivere una delle pagine più tristi dei Mondiali di calcio, quella che passera alla storia come la "Vergogna di Gijon", ma andiamo con ordine. Il 16 giugno al Molinon di Gijon accade quello che non ti aspetti, l’esordiente Algeria, del C.T. francese  Rachid Mekloufi sconfisse per 2 a 1 la blasonata Germania, reti di Rabah Madjer e Lakhdar Belloumi il quale rispose un solo minuto dopo al pareggio di Rummenigge. Era la prima volta che una squadra africana aveva la meglio su una compagine europea ad un Mondiale. Il 20 giugno contro il Cile, la Germania Occidentale pareva essersi ripresa dalla sconfitta con i nord-africani, vinse 4 a 1 con una tripletta di Karl Heinz Rummenigge e una rete di Uwe Reinders. A questo punto la classifica diceva: Austria 4 punti Algeria e Germania Ovest 2 Cile 0. Ai tedeschi per passare il turno sarebbe bastata una vittoria con un goal di scarto contro l’Austria la quale anche lei con il minimo scarto sarebbe stata ammessa al secondo turno a spese dell’Algeria, che nel frattempo aveva vinto 3 a 2 contro il Cile. Già a conoscenza del risultato dell’altra gara le due compagini europee si accordarono per uno scialbo 1 a 0 in favore dei tedeschi, dopo la rete di Hrubesch le due squadre fecero una vergognosa melina, al punto da indignare talmente il pubblico che iniziò a fischiare ed urlare Algeria… Algeria… e a bruciare le bandiere tedesche e austriache, quella gara passo alla storia come la "vergogna di Gijon", da allora si convenne che tutte le partite dell’ultimo turno del girone eliminatorio sarebbero state giocate in contemporanea. Al turno successivo toccò alla Germania: Spagna e Inghilterra. Gettatasi alle spalle le critiche della partita con l’Austria, la Mannschaft pareggiò a reti bianche contro l’Inghilterra e vinse per 2 a 1 contro i padroni di casa con le marcature di Littbarski e Fischer, per la bandiera Josè Maria Zamora. L’8 luglio allo stadio Pizjuan di Siviglia la Germania incrociò la sorprendente Francia. Fu una partita indimenticabile un incontro che passò alla storia come una delle più belle partite di calcio di tutti i tempi, ricordata come la "Notte di Siviglia" Fu la prima partita della storia dei Mondiali a concludersi ai rigori, visse momenti di vero dramma sportivo e non solo. Nei tempi regolamentari la partita terminò con un consueto e poco scenografico 1 a 1, il vero sussulto avvenne all’ottavo minuto del secondo tempo quando il portiere tedesco Harald Schumacher disinteressandosi della palla colpì alla testa l’attaccante  francese Patrick Battiston. Nello scontro il giocatore transalpino rimase a terra per più di un minuto, privo di sensi, completamente immobile. In seguito riprese conoscenza ma il portiere tedesco tenne un comportamento riprovevole disinteressandosi completamente del calciatore che aveva violentemente colpito. Battiston venne portato fuori in barella riportando la caduta di due denti, l’incrinatura di tre costole e la frattura di due vertebre. Il direttore della gara l’olandese  Charles Corver fece finta di non vedere e non sanzionò il fallo di Schumacher. Nei tempi supplementari la partita si infiammò la Francia si portò sul 3 a 1 ma la Germania nei minuti finali dei tempi supplementari rimontò lo svantaggio, prima con il neo entrato Rummenigge, giacché infortunato, infine con una rete di Klaus Fischer costrinsero la gara ai rigori. Dai tiri dal dischetto la Germania Ovest ebbe la meglio 5 a 4 decisivo fu il penalty sbagliato dal nantoise Maxime Bossis. La Germania Ovest era in finale con l’Italia. La partita venne disputata l'11 luglio 1982 allo stadio Santiago Bernabéu di Madrid, l’Italia al 7° minuto ottenne la concessione di un calcio di rigore per atterramento di Bruno Conti in area di rigore, il rigorista Cabrini sbagliò dal dischetto, la partita sembrò volgere in favore dei tedeschi finché nel secondo tempo, il bomber italiano Paolo Rossi non ruppe gli equilibri portando in vantaggio gli azzurri che da quel momento salirono in cattedra mortificando la squadra tedesca che dovette accontentarsi del secondo posto. La partita si concluse 3 a 1 per l’Italia e l’unica rete dei tedeschi fu per piede del capelluto Paul Breitner.

HONDURAS 1982     
Andare per la prima volta ad un Mondiale in compagnia degli odiati cugini di El Salvador non era molto apprezzato dalla federazione honduregna, tuttavia, era l’occasione di dimostrasi migliori degli odiati vicini di casa, e così avvenne. L’Honduras giunse in Spagna dopo aver vinto il campionato CONCACAF 1981 giocato a Tegucigalpa dove ottenne 5 vittorie e 2 pareggi. Al Mondiale i centroamericani esordirono il 16 giugno a Valencia contro i padroni di casa della Spagna, l’Honduras giocò una partita splendida andarono addirittura in vantaggio con Ramon Zelaya, ma purtroppo come nelle tristi storie, l’arbitro argentino Ithurralde si inventò a cinque minuti dalla fine un vergognoso calcio di rigore a favore della Spagna e realizzato da Lopez Ufarte, il risultato finale fu 1 a 1 ma l’Honduras fu il vincitore morale del match. Anche la seconda partita contro l’Irlanda del Nord l’Honduras gioco una brillante gara terminata anche questa volta con un pareggio per 1 a 1 passati in svantaggio per il piede di Armstrong riuscirono a pareggiare con l’attaccante del Platense Antonio Eduardo Laing. Nell’ultima gara del girone alla Romareda contro la Jugoslavia bastava un pareggio per essere sicuri di passare il turno, per tutta la partita l’Honduras si difese molto bene, ma ad un minuto dalla fine uno sciagurato fallo di Villegas in piena area di rigore franò sull’attaccante jugoslavo Milos Sestic. Calcio di rigore questa volta netto decretato dall’direttore di gara cileno Castro e realizzato da Vladimir Petrovic infranse i sogni di un intera nazione. Al termine della gara rimangono in mente le lacrime del portiere Julio Cesar Arzù che fecero il giro del mondo, mentre il pubblico di Saragozza urlava "Honduras Honduras". L’Honduras usciva immeritatamente dal Mondiale ma fu certamente la squadra che espresse il miglior gioco del girone, in patria ad accoglierli migliaia di tifosi che li portarono in trionfo come se avessero vinto loro il Mundial.

INGHILTERRA 1982       


IRLANDA DEL NORD 1982       


ITALIA 1982


JUGOSLAVIA 1982    
Dalla Nazionale jugoslava ci si aspettava sempre di veder sbocciare l’enorme talento dei propri giocatori e finalmente vincere qualcosa di importante, ma, anche in questa occasione i tifosi slavi rimasero delusi, in questa occasione a sbarrare la strada alla squadra balcanica ci fu una sorprendente Irlanda del Nord. La Jugoslavia si qualificò al Mondiale vincendo il gruppo "5" di qualificazione con un punto di vantaggio sugli azzurri di Enzo Bearzot. I Plavi vinsero sei partite, ne pareggiarono una e furono sconfitti una sola volta dall’Italia al Comunale di Torino. Le vittorie furono nel girone di andata ai danni della Danimarca per 2 a 1, della Grecia per 5 a 1, del Lussemburgo per 5 a 0, nel ritorno vinse ancora in Grecia per 2 a 1, travolse nuovamente il Lussemburgo ancora per 5 a 0 e si impose per 2 a 1 a Copenhagen, mentre l’unico pareggio fu contro gli azzurri con cui impattarono per 1 a 1 a Belgrado. Al Mondiale la Jugoslavia fu sorteggiata in un girone all’apparenza abbordabile con la Spagna padrona di casa, l’esordiente Honduras e l’Irlanda del Nord che fino ad allora aveva partecipato una sola volta al torneo iridato nel 1958 in Svezia, ai danni degli azzurri di Alfredo Foni. Nella prima partita la Jugoslavia affronto i verdi della Nord Irlanda contro la quale non andò oltre lo 0 a 0, non per demerito ma per il sorprendente vigore degli irlandesi guidati dal giovanissimo Norman Whiteside. Il 20 giugno gli slavi vennero immeritatamente sconfitti per 2 a 1 dalla Spagna grazie ad un mastodontico errore dell’arbitro danese Lund Sorensen. I Plavi passarono in vantaggio al 10° minuto con un fantastico colpo di testa in corsa di Ivan Gudelj, prontamente raggiunto da un calcio di rigore quattro minuti più tardi realizzato da Juanito per un fallo commesso dal difensore croato Velimir Zajec su Miguel Angel Alonso nettamente fuori dall’area di rigore. Il goal della vittoria spagnola fu siglato dal valenzano Gil Saura. Con un solo punto, dopo due partite la situazione della Jugoslavia era già potenzialmente compromessa tuttavia, le speranze non erano del tutto perse. La vittoria per 1 a 0 contro l’Honduras riaccese le aspettative della Jugoslavia, ma la formula incomprensibile del Mondiale, con la partita tra Spagna e Irlanda che venne giocata il giorno successivo già a conoscenza del risultato della Jugoslavia permise alle due squadre di gestire la situazione e passare entrambe al secondo turno, non l’hanno chiamata per cautela la "Vergogna di Valencia".

KUWAIT 1982      
Quella del 1982 fu, per ora, la sola e unica partecipazione del Kuwait ai campionati del mondo, ma questa presenza rimarrà alla storia come una delle più curiose del calcio mondiale. Da poco ottenuta l'indipendenza dall'Impero britannico, il 19 giugno 1961, nel Kuwait, uno dei più piccoli stati dell’Asia, retto da una monarchia costituzionale, gli sceicchi in quegli anni, grazie ai proventi del petrolio avviarono a partire dagli anni Sessanta un processo di modernizzazione che coinvolse tutti i settori della sfera pubblica, fra questi il calcio. Grazie agli investimenti degli emiri, la nazionale del Kuwait iniziò un'escalation di risultati positivi che conobbe il suo punto più alto tra gli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Dopo essersi aggiudicato quattro edizioni della Coppa delle Nazioni del Golfo (1970, 1972, 1974 e 1976), nel 1976 con allenatore il brasiliano Mario Zagallo, giunge secondo nella Coppa d'Asia, perdendo per 1 a 0 la finale contro l'Iran padrone di casa. Dopo l'addio di Zagallo, nel 1978 la federazione kuwaitiana offrì la panchina della squadra a Carlos Alberto Parreira il "dilettante" poiché non giocò mai in una squadra professionista. Qualificatosi al Mondiale un po' sorprendentemente, superò la prima fase vincendo il girone di qualificazione asiatico numero "2" giocato interamente sul suolo amico a Madinat al-Kuwait la capitale dell’emirato saudita. Il torneo di qualificazione si svolse in soli otto giorni, dal 21 al 29 aprile del 1981. Il Kuwait vinse tutte le partite; 6 a 0 alla Thailandia, 4 a 0 alla Malesia e un imprevedibile 2 a 0 alla forte Corea del Sud. Nel girone finale arrivo primo con 9 punti frutto di 4 vittorie, contro Nuova Zelanda, Arabia Saudita, Cina e ancora Arabia, di un pareggio a domicilio con gli "All White" e una sola sconfitta a Pechino contro la Cina. La curiosità per questa squadra esotica raggiunse la Spagna ancor prima dell’inizio del Mondiale, con qualche giorno di anticipo arrivò all’aeroporto di Valladolid un cammello dal nome Haydoo, di conseguenza una marea di giornalisti incuriositi accorsero a fare foto e raccontare l’arrivo del curioso animale. La storia del cammello ebbe inizio il 10 ottobre del 1981 ad Auckland in Nuova Zelanda quando i tifosi della squadra oceanica esposero uno striscione con la scritta "Tornate dai vostri cammelli", il Kuwait vinse la gara e i giocatori tornarono felici ad occuparsi delle loro bestiole al punto che, dalla partita successiva un vero dromedario in carne e gobba avrebbe accompagnato sul terreno di gioco i giocatori della Nazionale. In Spagna però la FIFA non diede il consenso alla squadra di farsi accompagnare in campo dal grosso ruminante che, dovette essere ospitato presso lo zoo di Valladolid. Le stranezze della squadra asiatica non si fermarono al solo episodio del cammello, ma andarono oltre. Durante le partite di qualificazione il Kuwait utilizzò una maglia molto particolare, azzurra con sulle maniche delle righette bianche, rosse e azzurre cosa davvero unica nel panorama calcistico internazionale, infatti la FIFA anche in questo caso consigliò i dirigenti kuwaitiani di optare per una classica maglia azzurra. Un'altra stranezza che accompagnò il Kuwait era il portiere Mohamed Kheir Al Tarabulsi libanese naturalizzato kuwaitiano solo pochi anni prima, cresciuto sotto le bombe di Beirut, praticava il calcio da dilettante, poiché la sua vera attività era quella di lettore di Corano e testi islamici, dopo aver appeso le scarpe al chiodo divenne un apprezzato Imam. Le sorprese, tuttavia, non erano finite, il Kuwait giocò una splendida partita contro la Cecoslovacchia il 17 giugno al Zorilla di Valladolid, nella quale colse il pareggio per 1 a 1 riuscendo a rimontare con l’attaccante Faisal Al Dakhill lo svantaggio subito da un generoso calcio di rigore dell’infallibile Antonin Panenka. Quello che portò alla ribalta la Nazionale Kuwaitiana successe il 21 giugno contro la Francia.  La partita pare di quelle proibitive per la squadra asiatica infatti, Bernard Genghini dopo 30 minuti aprì marcature poco dopo fu il capitano Michel Platini a segnare la seconda rete. Il primo tempo si chiuse sul 2-0, con il Kuwait che, nonostante i propri sforzi, pareva destinato a ricoprire il ruolo di vittima sacrificale dei transalpini. Nella ripresa al 48° minuto fu la volta di Didier Six che superò Al Tarabulsi con un magistrale pallonetto. Il Kuwait non si diede per vinto il centrocampista Abdullah Al Buloushi a tu per tu con il portiere francese Ettori firmò la rete del 3-1 Al 79° minuto accade l’inimmaginabile si verificò uno degli episodi più clamorosi di sempre della storia dei Mondiali. Platini invita un delizioso passaggio al compagno Alain Giresse, che portandosi in area di rigore realizzò il 4 a 1 mandando il pallone centralmente sotto la traversa. L'arbitro russo Mirolav Stupar indicò subito il centrocampo, ma i difensori del Kuwait, rimasti completamente immobili, protestarono vigorosamentee discussero vivacemente con il direttore di gara, dissero di aver sentito un fischio e di essersi fermati, convinti che fosse un segnale dell'arbitro. Circondarono tutti il sovietico Stupar, arrabbiatissimi. Dalla tribuna, un tizio vestito in kefiah invita la squadra a uscire dal campo, il personaggio non è uno qualsiasi: si chiamava Fahad Al Ahmed Al Jaber Al Sabah, era il leader della federcalcio del Kuwait nonché il fratello dell'emiro che governa il piccolo paese arabico. Al-Sabah invitò i giocatori ad uscire immediatamente dal campo ma questi esitarono allora l’emiro scese personalmente in campo violando tutti i controlli della polizia spagnola. Una volta sul prato, circondato da gendarmi, guardie del corpo e funzionari Fifa, Al Sabah si prese la scena, com'è probabilmente era abituato a fare a casa sua. L'emiro parla con tutti, l'arbitro proferì con i guardalinee, i delegati Fifa parlavano con i francesi, i poliziotti sorvegliavano, i fotografi e giornalisti presenti sul campo, nessuno sapeva quali peci pigliare, mai si era vista una situazione del genere. Al Sabah ottenne l’annullamento della rete e se ne tornò soddisfatto in tribuna. Stupar fece riprendere il gioco con lo scodella mento della palla, i francesi se la ridevano a crepapelle, si rimaneva sul 3 a 1, tuttavia, la partita terminò 4 a 1 grazie ad un ultima rete di Alain Bosiss. Mai si vide tanta pantomima e mai più si assisterà ad un pagliacciata del genere. A Bilbao tre giorni più tardi il Kuwait incrociò i maestri del calcio dell’Inghilterra la quale dopo la sceneggiata di Valladolid, pensava di fare un sol boccone della squadra araba. Le cose invece non andarono per come avevano previsto gli europei, i kuwaitiani misero in seria difficoltà la squadra inglese che riuscì a vincere solo per 1 a 0 grazie ad una rete di Trevor Francis. L’avventura mondiale della Nazionale kuwaitiana si concluse con due sconfitte, un pareggio e 2 reti segnate se anche si comportò egregiamente in campo la ricorderemo più sicuramente per la grottesca sceneggiata del emiro Al Sabah.

NUOVA ZELANDA 1982      
Finalmente la Nuova Zelanda nel 1981 imparò a giocare con la palla rotonda. Soprannominati "All White" in contrapposizione ai cugini più celebri del rugby "All Blacks", iniziarono a partecipare alle qualificazioni mondiali solo dal 1970, fino ad allora i neozelandesi furono sempre sottomessi allo strapotere continentale dell’Australia. Più che ai Mondiali dove fece l’egregia figura di sparring partner del gruppo "6", la Nuova Zelanda fece parlare di sé durante le qualificazioni, in uno spareggio contro l’allora quotata Cina. Per raggiungere la meta spagnola il cammino della Nuova Zelanda iniziò il 25 aprile del 1981 al Mount Smart Stadium di Auckland, un impianto sprovvisto di tribune e dove gli spettatori per seguire la partita, si dovettero sedere sul prato inclinato adiacente al campo, un atmosfera davvero surreale da pionieri del calcio. Gli All-Whites impattarono 3-3 con la favorita Australia. A seguire una facile vittoria contro le Isole Fiji per 4 a 0 a cui si accompagnò un modesto pareggio a reti inviolate contro Taiwan. L’immediato riscatto giunse il 23 maggio del 1981 a Jakarta: davanti a 100.000 spettatori la Nuova Zelanda si impose per 2 a 0 sull’Indonesia, presentandosi così nel migliore dei modi alla sfida di ritorno contro l’Australia che fu vinta dagli "All White" per 2 a 0. Facili e scontati furono gli ultimi tre incontri contro: Indonesia, Taiwan e Fiji, quest’ultima subì un pesante 13 a 0 con addirittura 6 reti  dell’attaccante Steve Sumner, il quale aveva avuto trascorsi in Inghilterra nelle squadre giovanili del Blackpool e Preston North End. Qualificata alla seconda fase la Nuova Zelanda dovette affrontare avversari ben più quotati, il girone finale era composto oltre ai nostri; dal Kuwait, Arabia Saudita e Cina. Le ostilità si aprirono proprio contro quest’ultima, il 24 settembre del 1981, quando a Pechino le due squadre pareggiarono 0 a 0, subitamente pochi giorni dopo, il 3 ottobre, fu giocato il ritorno ad Auckland dove la Nuova Zelanda si impose per 1 a 0. Successivamente il cammino della squadra oceanica si fece incerto e complicato, venne sconfitta in casa dal Kuwait e pareggiò il match di ritorno, alla fine non andò oltre al pareggio contro l’Arabia Saudita ad Auckland. Il percorso della nazionale neozelandese pareva compromesso, per ottenere la qualificazione era necessario vincere a Ryad con un ampio margine di reti, e così avvenne. La Nuova Zelanda si impose con un roboante 5 a 0 sufficiente da raggiungere in classifica la Cina, sconfitta nel frattempo dal sorprendente Kuwait. Cina e Nuova Zelanda arrivarono entrambe seconde in classifica con 7 punti e con la stessa differenza reti +5, si rese necessario lo spareggio. Nel frattempo tutti i media tra cui ricordo, il Guerin Sportivo, fecero dei servizi speciali sulla squadra cinese come sicura qualificata al Mundial, ma non avevano ancora fatto i conti con l’oste. Lo spareggio si giocò a Singapore, il 10 gennaio 1982 con 60.000 spettatori quasi tutti provenienti dalla Cina. Tale fu il mio interesse per quella partita che il giorno dopo corsi in edicola a far incetta di quotidiani sportivi per conoscere il risultato, rimasi deluso, la partita giocata in estremo oriente non era si era ancora terminata a giornali in stampa, dovetti aspettare un altro giorno. Ricordo ancora a memoria le formazioni che scesero in campo agli ordini del direttore di gara thailandese, di origini olandesi, Vijit Getkaew. Nuova Zelanda: in porta, Richard Wilson a difendere, Glenn Dods, Ricki Herbert, Bobby Almond, e Adrian Elrick a centrocampo, Duncan Cole, Keith Mackay, Billy McClure e Brian Turner, in avanti, Steve Sumner con Grant Turner. Cina: estremo difensore, Li Fusheng, difensori, Zang Cailing, Wang Feng, Cai Jinbiao e Lin Lefeng. Centrocampisti, Chen Xirong, Chi Shangbin, Huang Xiangdong attaccanti, Chen Jingang, Gu Guangming e Yang Yumin. La Nuova Zelanda realizzò il miracolo con le reti dei subentrati Wynton Rufer, subito tesserato dallo Zurigo e Steven Wooddin in forza al South Melbourne, a nulla servi la rete di Huang Xiangdong al 75° minuto. Il trionfo degli "All Whites" consacrò il calcio neozelandese sul palcoscenico del calcio mondiale. In Spagna, la Nuova Zelanda fece il proprio debutto il 15 luglio alla Rosaleda di Malaga contro la favorita Scozia, nonostante la sconfitta per 5 a 2 i "Kiwi" non fecero una brutta gara anzi diedero del filo da torcere ai britannici, le reti neozelandesi furono siglate da Steve Sumner e Steven Wooddin. Il 19 fu la volta dell’Unione Sovietica, una brutta gatta da pelare per gli "All White", con un Oleg Blochin in gran forma i russi si imposero per 3 a 0, nonostante, il risultato il portiere sovietico Rinat Dasaev fu impegnato più volte dagli attaccanti avversari. L’ultimo match riservò ai neozelandesi nientemeno che il Brasile delle meraviglie, i verdeoro non si tirarono indietro offrendo una stupenda lezione di calcio. La Nuova Zelanda venne sconfitta per 4 a 0 con una doppietta di Zico e le reti di Falcao e Serginho, che resero la giornata del portiere Van Hattum ahimè indimenticabile, tuttavia, cosa si poteva chiedere ad una squadra esordiente, in un paese dove il calcio non è lo sport cardinale, inserita in un girone del genere?

PERU' 1982      

POLONIA 1982   
“L’Estate sta finendo e una generazione se ne va”, parafrasando una canzone dei Righeira in voga nei primi anni Ottanta si fa riferimento al calciatore Grzegorz Lato, infatti in lingua polacca “Lato” significa estate. Il campione polacco presente dai mondiali del 1974 ha scritto le migliori pagine del calcio polacco. Anche in Spagna la nazionale dei Biało-czerwoni si comporterà molto bene arrivando terza, ma questo fu il fatidico canto del cigno successivamente e per lungo tempo la Polonia soffrirà una crisi generazionale di talenti. La Polonia staccò il pass per “España 82” vincendo il gruppo “7” di qualificazione europea a sole tre squadre. Sicuramente fu il girone UEFA più semplice, l’unica compagine che avrebbe potuto dare dei grattacapi alla Polonia era la Germania Orientale che tuttavia, fu sconfitta in entrambi gli incontri di andata e ritorno, 1 a 0 a Chorzow e 3 a 2 a Lipsia. L’altra squadra, Malta, fu solo una formalità, i polacchi si imposero 2 a 0 a La Valletta e 6 a 0 a Wroclaw. Al Mondiale la Polonia venne sorteggiata nel gruppo “1” con Italia, Camerun e Perù. Fu un girone equilibratissimo dove in sei partite si registrarono 5 pareggi, la Polonia si classifico prima a seguito del pareggio iniziale per 0 a 0 contro gli azzurri, un successivo 0 a 0 con gli esordienti africani del Camerun ed infine una larga vittoria per 5 a 1 contro il Perù con le reti avvenute tutte nel secondo tempo di: Smolarek, Lato, Boniek, Buncol e Ciolek a chiudere per i sudamericani Guillermo La Rosa. Archiviato il turno eliminatorio la Polonia dovette affrontare nel girone finale il Belgio, contro il quale vinse con un largo 3 a 0 grazie una tripletta dello straordinario Zbigniew Boniek che, in quell’occasione fece innamorare il patron della Juventus Giovanni Agnelli il quale lo volle alla sua corte per il successivo campionato di serie A, a far coppia con un altro fenomeno dal nome Michel Platini. La successiva partita contro l’Unione Sovietica fu più ostica è terminò con un nulla di fatto 0 a 0, in classifica URSS e Polonia avevano gli stessi punti ma a proiettare i polacchi in semifinale fu la differenza reti di più due, nei confronti dei cugini russi. L’otto luglio al Camp Nou di Barcellona ad affrontare la Polonia vi era un Italia stellare che aveva preso coraggio e valore dalla vittoria con il Brasile. Italia e Polonia si incontravano per la seconda volta in questo Mondiale, nel girone eliminatorio finì 0 a 0, mentre in semifinale i polacchi dovettero cedere il passo agli azzurri ancora una volta trascinati da uno splendido Paolo Rossi autore di entrambi le reti del match. Italia in finale e Polonia nella finalina per il terzo posto a contenderli il podio la Francia di “Roi Michel” in quella gara si poté assistere in contemporanea alle giocate dei due futuri campioni della Juventus Boniek e Platini. La Polonia vinse 3 a 2 e raggiunse il suo miglior piazzamento ad un campionato del mondo. Per il tabellino a segnare per i polacchi furono: Szarmach, Majewski e Kupcewicz per i francesi Girard e Couriol.

SCOZIA 1982


SPAGNA 1982


UNGHERIA 1978   

U.R.S.S.  1982    

 
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