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Il Mondiale "Cile 1962"

Pubblicato da Bibliomax in Calcio mondiale · 16/2/2022 10:01:54
Tags: Mondiali

Il Mondiale Cileno

Passarono dodici anni avanti fosse ristabilita l’alternanza organizzativa Europa/Sudamerica. Il mondiale del 1962 fu assegnato al Cile e non  poche furono le critiche da parte delle altre nazioni contendenti su tutte l’Argentina. La decisione venne presa al consiglio federale della FIFA nel 1956 a Lisbona. Il paese non percorreva un periodo economico e politico molto tranquillo anche le infrastrutture necessitavano di profonde trasformazioni, a peggiorare la situazione il terremoto del 22 maggio del 1960 che fece molte vittime nelle città di Talca e Conception  i cileni non si persero d’animo e grazie al contributo dello sfortunato organizzatore Carlos Dittborn Pinto , il Cile organizzò un mondiale sobrio ma dignitoso. Il povero Dittborn, al tempo presidente della federazione cilena, morì un mese prima dell’inizio dei mondiali a soli trentotto anni. Il mondiale si svolse dal 30 maggio al 17 giugno del 1962, le partite si disputarono solo in quattro città; Santiago, Rancagua e Viña de Mar al centro del paese, Arica nell’estremo nord. Fu confermata la formula svedese di sedici squadre divise in quattro gironi all’italiana. Alle qualificazioni parteciparono ben 56 nazionali rappresentanti di tutti i continenti, mentre rimase fuori ancora l’Oceania. Si registrò il ritorno dell’Italia che, non fu accompagnato da buone aspettative a causa di due giornalisti che descrissero in un dossier, come il Cile fosse un paese arretrato non meritevole di organizzare una manifestazione di tale portata, l’Italia pagherà cara le illazioni dei due reporter. Sarà il mondiale di Garrincha e Amarildo questo  chiamato a sostituire il grande Pelè, sarà un mondiale caratterizzato dal gioco duro dalle polemiche e  delle furibonde risse in campo, sarà il mondiale degli stadi vuoti dove solo poche migliaia di spettatori assisteranno alle partite. Tuttavia il Brasile riuscì a bissare il titolo iridato di fronte ad una meritevole Cecoslovacchia in rappresentanza del calcio oltre cortina. Deluderanno L’Italia travolta dalle discussioni interne ed esterne alla squadra, la Spagna di Puskas, Gento e Di Stefano, quest’ultimo mai sceso in campo, l’Uruguay ormai lontana parente delle mitica Celeste e l’Argentina tutte eliminate al primo turno. Ben figureranno oltre a Brasile e Cecoslovacchia, lo stesso Cile e la Jugoslavia che sicuramente avrebbe potuto raccoglie di più, ci si aspettava qualcosa di meglio dai sovietici che solo due anni prima vinsero la prima edizione della neonata Coppa Henry Delaunay, quella che sarà La Coppa Europa per Nazioni.

ARGENTINA 1962

La squadra che partecipò al mondiale cileno, non aveva ancora trovato la quadratura del cerchio, di nuovo priva dei suoi elementi migliori emigrati all’estero a rinforzare le fila di altre nazionali, Di Stefano e Santamaria per la Spagna, Sivori, Maschio e Angelillo per l’Italia.  In quel periodo nel paese sudamericano vigeva la regola che chi giocava all'estero non poteva indossare la maglia della Selecciòn, motivo per cui tutti e tre i giocatori vennero considerati dall'Argentina come traditori in quanto renitenti alla leva e trovarono rifugio da oriundi nella nazionale italiana . L’Argentina giocò solo due gare contro l’Ecuador per varcare il confine di Paso Integracion. Nella prima partita a Guayaquil l’albiceleste fece a pezzi per 6 a 3 la nazionale ecuadoregna nonostante questa fosse guidata da Juan Lopez l’allenatore uruguayano che trionfò con la Celeste nel mondiale del 1950. Nella gara di ritorno allo stadio della Bombonera di Buenos Aires l’Argentina vinse per 5 a 0 e staccò il biglietto per Santiago. Inserita nel gruppo D di Rancagua nella prima partita contro l’Inghilterra, l’Argentina venne sconfitta per 3 a 1, in formazione i sudamericani includevano molti italiani che dissero no alla proposta di emigrare o non trovarono posto in squadre europee: Roma, Marzolini, Rattin, Sacchi, Pagani e Sanfilippo. Il 30 maggio allo stadio Braden Cooper l’Argentina piegò la Bulgaria per 1 a 0 in una delle più brutte partite del torneo, al 4° minuto rete dell’argentino Facundo, poi più nulla la gara scivolò stancamente fino al novantesimo. Il 6 giugno a Rancagua di fronte a meno di 8.000 spettatori, l’Argentina pareggiò a reti inviolate con l’Ungheria, fu una partita anonima, dove il pareggio servì solo ad assicurare il passaggio del turno ai magiari. La squadra argentina fece ritorno a casa ben prima del previsto, più preoccupata della mancanza di gioco anziché del risultato, il vero problema era quello di trovare un metodo per trattenere in patria i giocatori di migliore talento che troppo spesso si trasferivano in Europa.

BRASILE 1962

Il Brasile prese parte al mondiale cileno come detentore del titolo conseguito quattro anni prima a Stoccolma. Le uniche partite che la Seleçao giocò furono amichevoli o di alcuni tornei commemorativi come la Taça Osvaldo Cruz in Paraguay o la Taça Bernardo O’Higgings in Cile. Forte della nomea dei propri calciatori il Brasile si presentò al torneo iridato come il maggiore favorito alla vittoria finale, unico dubbio era chi avrebbe incontrato in finale. Il Brasile sorteggiato nel gruppo C giocherà tutte le sue gare del girone eliminatorio a Viña de Mar ridente località balneare a centocinquanta kilometri dalla capitale. Nel primo incontro i carioca vinsero per 2 a 0 contro il Messico. La Seleçao era praticamente la stessa squadra che trionfò in Svezia, le uniche variazioni sussisterono in Mauro e Zosìmo al posto di Bellini e Orlando. Le reti degli uomini in maglia gialla furono di Zagalo e Pelè. Il 2 giugno allo stadio Sausalito si trovarono di fronte Brasile e Cecoslovacchia le due migliori squadre del torneo che, solo alcuni giorni più tardi si ritroveranno in finale a Santiago. Le due squadre si annullarono reciprocamente, la partita rischiò di cadere nel dimenticatoio degli 0 a 0, se non a causa del grave infortunio occorso a Pelè a causa di uno strappo muscolare che costrinse il campione brasiliano ad abbandonare il torneo. Le assenze di Di Stefano e Pelè fecero da prologo a la partita che si rivelò essere una delle più belle del torneo. Dopo mezz’ora di studio e osservazione la squadra di Herrera si portò in vantaggio grazie ad un assist dell’ungherese Puskas verso il compagno di squadra Abelardo che, altro non fece che appoggiare la palla alle spalle di Gilmar, Spagna in vantaggio e Brasile disperato, pareva che la propria avventura fosse giunta al capolinea. L’angoscia di tornare a casa prematuramente risvegliò il talento di Garrincha e Amarildo, quest’ultimo chiamato a sostituire l’infortunato Pelè. Un raggio di luce illuminò la squadra verdeoro, Garrincha il passerotto, prese in mano la situazione e tra dribbling e palleggi straordinari fornì ad Amarildo i due palloni della vittoria. Ci fu grande attesa per la sfida dei quarti di finale tra Brasile e Inghilterra, i maestri del football di fronte ai nuovi fenomeni del calcio tuttavia, lo spettacolo si rivelò modesto, per almeno la prima mezz’ora di gioco, poi Manè “Garrincha” salì in cattedra e l’esuberanza brasiliana ebbe la meglio sul flemmatico gioco inglese, con due reti del passerotto e una di Vavà regolarono per 3 a 1 la pratica inglese. Un breve viaggio in pullman per la trasferta da Viña de Mar al Nacional de Santiago fu sufficiente per presenziare alla semifinale contro i padroni di casa. Il 13 giugno davanti ad un pubblico consono dell’occasione, oltre 75.000 spettatori, Brasile e Cile si diedero battaglia agli ordini del peruviano, di chiare origini giapponesi, Arturo Yamasaki, gli andini spinti da un pubblico orgoglioso apparivano determinati a conquistare la finalissima del torneo, a qualunque costo, si fermò un intera nazione e per evitare disordini verrà imposto il coprifuoco. I calciatori cileni, ammaliati dall’immensa classe dei brasiliani ed in particolare dalle giocate di Garrincha, si fermarono, come ipnotizzati stettero a guardare, il Brasile dopo trentadue minuti era in vantaggio grazie alla doppietta di Manè, accorciò le distanze Toro per i cileni, ma poi fu la volta della tecnica sopraffina di Vavà a regalare il 4 a 2 finale per gli auriverdi che approdarono in finale. Unico neo della partita fu l’espulsione all’83° minuto di Garrincha per un fallo di reazione. Garrincha avrebbe dovuto saltare la partita successiva, la finale, ma un inspiegabile decisione federale, spinta  da pressioni politiche e ingannevoli interpretazioni invalidò il referto dell’arbitro peruviano,  riammise il giocatore in campo. A Santiago il 16 giugno del 1962 i carioca si ritrovarono di fronte Masopust e compagni la partita fu tutt’altro dello scialbo 0 a 0 del girone eliminatorio, ad inizio gara i cechi erano padroni del campo mentre i brasiliani si serrarono in difesa dopo quindici minuti la Cecoslovacchia passò in vantaggio con Masopust, Il Brasile pareva frastornato, fu sono un tiro casuale di Amarildo ad infilarsi sul sette della porta difesa da Schrojf a rimettere in piedi le sorti di una partita che pareva già scritta. La Cecoslovacchia si gettò in avanti alla ricerca del meritato vantaggio ma un contropiede di Zito e la collaborazione del sole che accecò il portiere boemo in uscita fece il resto, Brasile in vantaggio, sarà ancora una svista dell’estremo difensore moravo a permettere il 3 a 1 finale di Vavà, ed il Brasile è nuovamente campione del mondo per la seconda volta consecutiva. La nazione dovette riconoscere che tuttavia, in quest’occasione, le prestazioni dei brasiliani furono meno brillanti di quelle viste in Svezia e una volta perso Pelè fu merito del talento di Garrincha “l’essenza del calcio, quando vo¬lava sulla fascia destra e ubriacava gli avversari, bruciandoli nel fuoco sacro dei suoi dribbling”  se il Brasile poté rialzare la coppa al cielo.

BULGARIA 1962


La storia bulgara ai mondiali di calcio iniziò l’11 dicembre del 1960 allo stadio Colombes di Parigi, di fronte per la prima partita di qualificazione del gruppo europeo due la Francia di Fontaine e Piantoni. La Bulgaria venne sonoramente sconfitta per 3 a 0 in quella squadra che si rivelerà per i francesi negli anni futuri un’autentica bète noir. L’altra squadra del girone, la Finlandia non fece troppa resistenza e i bulgari s’imposero 2 a 0 all’andata e 3 a 1 in quel di Sofia. L’impresa avvenne il 12 dicembre del 1961 allo stadio Vassily Levsky di Sofia dove la Bulgaria vinse per 1 a 0 contro la Francia e costrinse i transalpini ad uno drammatico spareggio, in realtà non fu la squadra balcanica a battere la Francia, ma l’arbitro cecoslovacco Milan Fencl che ne combinò di tutti i colori e dopo questa gara fu sospeso dalla FIFA. Lo spareggio in campo neutro si svolse quattro giorni più tardi allo stadio San Siro di Milano, pochi avrebbero scommesso sulla vittoria dei bulgari scesi in campo con pochissime chances di fronte ai più titolati francesi, arbitro della gara il più affidabile Concetto Lo Bello. La posta in gioco era enorme, le due squadre non si sbilanciarono a fare la differenza un autorete del francese Lerond che sulla ribattuta del portiere Bernard mette la palla in rete. Incredibilmente Bulgaria ai mondiali e Francia a casa … … corsi e ricorsi della storia di quello che avverrà il 17 novembre del 1993. Il debutto bulgaro avvenne il 30 maggio a Rancagua contro l’Argentina i sudamericani li battezzarono per 1 a 0. Ancor peggio andò nella seconda sfida contro i cugini ungheresi che s’imposero per 6 a 1 chiedendosi come mai i biancoverdi si fossero qualificati al mondiale. Le sorprese erano dietro l’angolo, al Braden Cooper andò in scena Inghilterra Bulgaria, risultato scontatissimo in favore dei maestri d’Albione, ma come accadde in un commedia senza copione i bulgari costrinsero gli inglesi ad un noiosissimo pareggio a reti bianche. Il pareggio servì ai bulgari per non tornare a casa a mani vuote consapevoli della loro leggerezza in campo internazionale.

CECOSLOVACCHIA 1962

Scozia ed Eire furono le avversarie della Cecoslovacchia alle qualificazioni mondiali del 1962, nella gara di andata del 14 maggio 1961 la Cecoslovacchia superò la Scozia per 4 a 0 a Bratislava mentre al ritorno, i cechi furono sconfitti per 3 a 2 all’Hampden Park di Glasgow. Contro l’Eire non ci fu confronto la Cecoslovacchia s’impose 3 a 1 a Dublino e 7 a 1 a Praga. Scozia e Cecoslovacchia arrivarono appaiate al primo posto in classifica e per definire chi avrebbe preso l’aereo per il Sudamerica fu necessario uno spareggio, giocato a Bruxelles  il 29 novembre del ’61, gli scozzesi andarono in vantaggio per due volte ma in entrambi i casi i boemi trovarono la forza di riagguantare il risultato, solo ai supplementari la Cecoslovacchia trovò la forza di velocizzare il gioco e superare gli scozzesi sulla sinistra, assicurandosi un posto al sole con il risultato di 4 a 2. Giunti a Santiago i boemi furono inseriti nel gruppo C di Viña de Mar con Brasile, Spagna e Messico, nella prima partita contro gli iberici la Cecoslovacchia parti sfavorita dinanzi ai grandi nomi che esibiva la nazionale spagnola, tuttavia, bastò una rete del moravo Stibranyi a dieci minuti dalla fine per regalare il successo alla squadra in maglia bianca. Quattro giorni più tardi il 2 giugno Cecoslovacchia e Brasile si incrociarono sul campo del Sansalito in una noiosissima partita terminata 0 a 0 e che mai avrebbe fatto pensare che, la stessa sarebbe stata la finale del torneo iridato. A conferma del brutto momento di forma dei cecoslovacchi, nel match successivo persero 3 a 1 contro il Messico, questa partita segnò il confine tra quello che era e quello che diverrà la squadra boema. Nei giorni che anticiparono la partita dei quarti di finale contro l’Ungheria la nazionale cecoslovacca maturò di livello e sicurezza, gli uomini di Rudolf  Vytlacil guidati da Masopust riuscirono ad avere la meglio sui vicini ungheresi per 1 a 0, in una partita giocata a viso aperto, dove le due squadre europee misero in mostra il meglio del calcio danubiano, a rompere gli equilibri bastò una rete di Scherer al decimo del primo tempo, poi ci pensò l’arbitro russo Nikolai Latyshev a consegnare la semifinale ai boemi annullando una rete regolare dell’ungherese Tichy per un inesistente fuorigioco. In semifinale sarà ancora una squadra europea a sbarrare il cammino alla Cecoslovacchia, la Jugoslavia che fino ad allora aveva dimostrato con un calcio brillante e spettacolare di essere una delle migliori compagini del torneo, si arrestò, nessuno spettacolo solo tattica difensiva  basteranno Scherer e Kadraba in due micidiali contropiedi ad abbattere l’impacciata Jugoslavia per 3 a 1. Nessuno poteva immaginare che due squadre inserite nello stesso girone, e che avevano dato vita ad una delle più brutte gare del torneo giungessero in finale. Bensì Cecoslovacchia e Brasile si affrontarono  il 17 giugno del 1962 allo stadio Nacional di Santiago di fronte ad oltre 68.000 spettatori. In campo il gotha del calcio mondiale, la Cecoslovacchia alla seconda e il Brasile alla terza finale. La squadra boema giocò la sua migliore partita del torneo andando in vantaggio solo dopo quindici minuti con Josef Masopust fu solo la sfortuna e gli sciagurati errori di Schrojf a regalare il secondo titolo al Brasile.





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