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ARGENTINA |AUSTRIA | BRASILE | FRANCIA | GERMANIA OVEST| IRAN| ITALIA | MESSICO| OLANDA| PERU' | POLONIA |SCOZIA | SPAGNA |SVEZIA |  TUNISIA | UNGHERIA

Eppure tutti lo sapevano, ma nessuno osò parlare di quello che stava accadendo nel paese sudamericano durante il mondiale più corrotto della storia del calcio. Anche il logo che sorregge il pallone televisivo rappresentava le mani al cielo del deposto presidente Juan Domingo Peron come nel segno di chiedere aiuto e denunciare al mondo intero ciò che stava accadendo in Argentina durante la dittatura dei colonnelli . Il logo non fu il solo simbolo che denunciava gli orrori della dittatura di Videla, ma i segni neri ai piedi delle porte, le canzoni a tutto volume per nascondere le urla dei prigionieri della ESMA , i fazzoletti bianchi delle madri di Plaza de Mayo per denunciare la scomparsa dei loro figli e la cui voce fu ascoltata dal solo portiere svedese Ronnie Hellström  allontanatosi dal ritiro per dare conforto alle madri. Il mondiale oltre che ad essere condotto dall’indifferenza generale della stampa internazionale e da statisti corrotti o affaccendati da loschi interessi fu accompagnato da l’inno più bello in assoluto, scritto e diretto da Ennio Moricone, “El Mundial”. La manifestazione iridata venne affidata al paese sudamericano già nel 1964 dopo la delusione cilena del Sessantadue e quella messicana del Settanta. Tuttavia, quando il mondiale venne assegnato all’Argentina il paese si trovava in una situazione politica molto differente dalla dittatura del 1978. In Argentina governava Arturo Illia seguace di Juan Peron che ritornò al potere nel 1973 un anno prima della sua morte. Saliti al potere, con la complicità degli americani, i militari ne approfittarono per usare il mondiale come una vetrina internazionale per la loro politica-propagandistica, nel 1976 fu creata “l'EAM 78” (Ente Autárquico Mundial '78), organismo incaricato dal regime militare di coordinare e dirigere tutti i lavori e le attività collegate con l'organizzazione dei Mondiali. Fu il mondiale delle partite giocate ad orari diversi per favorire gli aggiustamenti dei risultati, si ricorda la partita della vergogna tra Argentina e Perù meglio conosciuta come la “Marmelada Peruana”. Non solo gli americani favorirono la dittatura di Jorge Videla, ma addirittura misero becco all’interno del Mundial. Negli spogliatoi della squadra peruviana, dello stadio Gigante de Arroyito a Rosario si presentò niente meno che Henry Kissinger il Segretario di Stato americano… … ma cosa ci faceva Kissinger in Argentina, lo vedremo più avanti dove svelerò gli intrighi di corte di USA 94 e della sorte del povero Amedeo Franchi. Nel 2018 l’ex centrocampista del Perù José Velásquez rilasciò un’intervista che non lasciava adito a molti dubbi:” I dirigenti si vendettero la partita, molti vi hanno indagato. Il fatto che non ci siano prove non significa che non sia successo. Videla entrò nel nostro spogliatoio prima del calcio d'inizio insieme al segretario di Stato statunitense, Kissinger, per augurarci una buona partita e ricordarci che i nostri Paesi avevano sempre collaborato e vantavano ottime relazioni. Suonò tutto come una minaccia velata, fu come dirci che se non avesse vinto l'Argentina sarebbe successo il putiferio. E anche sei giocatori si sono venduti, ma posso nominarne solo quattro perché ce ne sono due famosi e danneggerei le loro carriere: sono Rodolfo Manzo, Raúl Gorriti, Juan José Muñante e Ramón Quiroga” .  Il Mondiale si disputò con la stessa formula di quello precedente, 16 squadre suddivise in quattro gironi da 4 squadre, passarono il turno le prime 2 di ogni gruppo che andarono a creare altri due round robin da 4 squadre le prime di ogni girone andarono in finale. I posti designati erano 1 per l’Argentina paese anfitrione e 1 per la Germania Ovest campione in carica, 1 posto per le nazionali di Asia e Oceania, 1 per l’Africa, 1 per la Concacaf, 3 per il Sudamerica di cui la terza dovette disputare uno spareggio interzona con la 9 squadra d’Europa per la quale erano stati previsti 8/9 posti. Partecipano alle qualificazioni 107 squadre delle quali solo 14 accederanno alla manifestazione iridata. Per l’Europa si qualificarono: Olanda, Polonia, Austria, Scozia, Italia, Spagna, Francia, Svezia e Ungheria che dovette disputare lo spareggio intercontinentale contro la Bolivia. Per il Centroamerica il solito Messico, per l’Asia, l’Iran e per l’Africa la sorprendente Tunisia. Il Mondiale di disputò tra il 1° giugno e il 25 giugno del 1978, furono utilizzati 6 stadi dislocati in 5 città, due a Buenos Aires, uno ciascuno a Cordoba, Rosario, Mar del Plata e Mendoza. Il torneo lo vinse come d’accordo la nazionale dei generali, in finale con l’Olanda che replicò l’insuccesso di quattro anni prima, tuttavia, viene da chiedersi cosa sarebbe successo se tra gli Orange ci fosse stato Cruijff e un altro direttore di gara oltre a Gonnella ad arbitrare una partita con il risultato già scritto da copione.

ARGENTINA 1978    
Qualificata di diritto come paese organizzatore, l’Argentina ottenne molti favori sia sul campo sia fuori. L’atmosfera in cui si svolse il torneo è già stata descritta in precedenza, un’atmosfera che favorì la nazionale albiceleste la quale, doveva per forza vincere questo Mondiale più per l’immagine del proprio governo anziché le prestazioni in campo fortemente influenzate dai direttori di gara. L’Argentina, tuttavia, presentò sul terreno di gioco una formazione di altissimo livello, guidata dal “tollerato” Luis Cesar Menotti detto “el Flaco” , con giocatori del calibro di Bertoni, Ardiles, Passarella, Tarantini e Kempes solo per citarne alcuni. L’Argentina prima del Mondiale giocò solo delle amichevoli tra cui la “Coppa Ramon Castilla” in cui affrontò il Perù in due incontri vincenti, a seguire scese in campo contro alcune formazioni europee: Bulgaria, Romania e Irlanda la quale si presentò a Buenos Aires come Selezione di Lega e non come nazionale irlandese. Gli Albiceleste conclusero la loro preparazione mondiale con altri due incontri con l’Uruguay, il primo perso 2 a 0 a Montevideo e il secondo vinto 3 a 0 tra le mura amiche. L’avventura argentina iniziò il 14 gennaio del 1978 durante il sorteggio farsa di Buenos Aires, poiché già una settimana prima i bene informati conoscevano l’esito dell’estrazione. A guidare la commedia del Centro Cultural de San Martin c’era Joao Havelange coadiuvato dal nipotino Ricardito, figlio del genero Ricardo Teixeira uomo senza scrupoli a capo della federazione brasiliana . Il sorteggio fu trasmesso in mondovisione e fu la prima trasmissione a colori in Argentina. Al Mondiale l’Argentina fu inserita nel gruppo 1 con Italia, Francia e Ungheria un girone tutt’altro che semplice. La Selecciòn esordì il 2 giugno a Buenos Aires contro l’Ungheria, verso la quale vinse per 2 reti a 1, fu un incontro durissimo che più volte rischiò di finire in rissa. In quell’occasione andarono a segno Leopoldo Luque e Daniel Bertoni, bensì in alcune fonti viene citato come autore della prima rete il millionarios Norberto Alonso. Anche nella seconda partita contro la Francia la nazionale argentina fece molta fatica a superare i transalpini. La partita fu sbloccata solo grazie ad un calcio di rigore, concesso giustamente per un fallo di mano dal giocatore del Birmingham City Alberto Tarantini. Ancora più in difficoltà si trovò  il 10 giugno a Buenos Aires contro l’Italia dalla quale fu sconfitta per 1 a 0 con rete dello juventino Roberto Bettega. Arrivata seconda nel girone eliminatorio la Seleccion fu costretta a trasferirsi a Rosario per incontrare nella prima partita della seconda fase la Polonia contro cui si impose per 2 a 0 grazie alle reti del centravanti in forza al Valencia Mario Kempes. Nella seconda gara non andò oltre lo 0 a 0 contro il Brasile, per giungere prima nel girone e conquistare la finale del Monumental era necessario vincere contro il Perù con almeno quattro reti di scarto. La partita fu caratterizzata ancor prima del suo inizio da episodi sgradevoli e sospetti. In sede di critica successiva ai fatti, alcuni autori dichiararono che sarebbero giunte pressioni ai giocatori peruviani, sia da parte argentina che brasiliana; inoltre, si era ipotizzato che i governi di Argentina e Perù avessero concordato ingenti derrate di grano in cambio della vittoria. Come se non bastasse, la notte precedente alla partita i peruviani furono disturbati in albergo dal comportamento dei tifosi locali, mentre il giorno della gara l'autobus con i giocatori peruviani impiegò due ore per coprire il tragitto fino allo stadio, in teoria di un quarto d'ora . Dopo il primo tempo l’Argentina era in vantaggio di sole due reti realizzate dai soliti Tarantini e Kempes, i biancocelesti erano in evidente difficoltà di fronte alla squadra di Cubillas e compagni i quali addirittura colpirono un palo con Munante, per evitare guai peggiori il dittatore Jorge Videla e il segretario di stato americano Henry Kissinger  scesero negli spogliatoi ad aggiustare le cose, si dice grazie anche alla collaborazione del portiere andino Ramon Quiroga, argentino di nascita e solo da pochi mesi naturalizzato peruviano. Alla ripresa della gara il Perù incassò quattro reti per un roboante 6 a 0 finale il quale consentiva alla nazionale di casa di raggiungere la finalissima di Buenos Aires . La partita passo alla storia come la “Marmelada Peruana”, ma nonostante le polemiche, nessun tipo di accusa fu mai provata; solo diversi decenni dopo, un giocatore peruviano sceso in campo durante la sfida, raccontò come alcuni suoi compagni di squadra fecero in modo di favorire l'accesso in finale dell'Argentina. La finale di Buenos Aires fu giocata il 25 giugno alle ore 15.00 tra Olanda e Argentina. La partita iniziò con qualche minuto di ritardo poiché i sudamericani ritenevano la fasciatura al polso di Renè van de Kerkhof irregolare e pericolosa . La partita fu aspramente combattuta: gli argentini passarono in vantaggio alla fine del primo tempo grazie a una rete realizzata da Mario Kempes, a nove minuti dalla fine Dirk Nanninga siglò il pareggio per gli Orange che si portarono sull’1 a 1 e al 90° minutocolpirono da distanza ravvicinata il palocon Rob Rensenbrink sfiorando una clamorosa vittoria in extremis. Nei tempi supplementari l’arbitro italiano Sergio Gonnella scese vergognosamente in campo a favore degli argentini e lasciò giocare quest’ultimi con estrema violenza e durezza. L’Argentina tuttavia, spinta dal pubblico riuscì a segnare altre due reti con Bertoni e Kempes portandosi sul 3 a 1 finale quanto basto per alzare al cielo una coppa del mondo insanguinata, al punto da rinominare il torneo “Asesina ‘78”. Gli olandesi per protesta contro il disonorevole atteggiamento dell’arbitro italiano scesero direttamente negli spogliatoi rifiutando di ricevere il premio per il secondo posto.

AUSTRIA 1978     
La nazionale austriaca si qualificò al Mondiale argentino alle spese della favoritissima Germania Est, fatale ai tedeschi fu il pareggio per 1 a 1 contro la Turchia nella gara d’esordio. L’Austria manterrà per tutto il torneo di qualificazione un punto di vantaggio grazie proprio a questo passo falso della DDR.  Vinse di misura per 1 a 0 al Ta’Qali di Malta, poi ancora con lo stesso risultato contro la Turchia a Vienna, successivamente travolse per 9 a 0 a Salisburgo i Cavalieri di San Giovanni, per poi pareggiare 1 a 1 sia in casa, sia a Lipsia contro la Germania Orientale, infine timbrò il passaporto per Buenos Aires vincendo 1 a 0 contro la Turchia a Smirne. In Sudamerica l’Austria esordì il 3 giugno del 1978, dopo ben sedici anni di assenza, contro la Spagna vincendo per 2 a 1 grazie alle reti Schachner e Krankl, per gli iberici Dani. Fu ancora Hans Krankl a dare la vittoria agli austriaci contro la Svezia ottenendo la qualificazione al turno successivo con una gara di anticipo, infatti, contro il Brasile il selezionatore austriaco Helmut Senekowitsch mise in campo le seconde linee e venne sconfitto per 1 a 0. Nella seconda fase si trovò subito di fronte nella prima partita la splendida l’Olanda di Krol e Rensenbrink che mise subito in chiaro i ruoli di forza imponendo all’Austria un severo 5 a 1, nella seconda sfida incrociò l’Italia e fu il giovane attaccante del Lanerossi Vicenza Paolo Rossi a suonare il De profundis per i mitteleuropei. L’Austria oramai eliminata affrontò l’ultimo appuntamento contro la Germania Ovest a cuor leggero, scrivendo una pagina indelebile del calcio mondiale che rimarrà celebre come il "miracolo di Cordoba" per gli austriaci e la "partita della vergogna" per i tedeschi. Era da ben quarantasette anni che l’Austria non vinceva contro la Germania Ovest questa volta affermandosi con uno scoppiettante 3 a 2 risultato che negò la possibilità ai tedeschi di giocarsi la finalina per il terzo posto con il Brasile, autori delle reti furono Rummenigge e Hölzenbein per la Germania, per gli austrici un’autorete di Vogst e una doppietta del solito attaccante del Rapid Vienna Hans Krankl che, di li a poco sarebbe passato al Barcellona. L’Austria fece un buon Mondiale grazie ad una nuova generazione di calciatori che si stavano affermando non solo in patria ma anche nei principali campionati europei.

BRASILE 1978   
Cronologicamente dopo il "Maracanazo" del 1950 il Mondiale argentino riservò per i brasiliani un'altra amara sorpresa l’eliminazione ad opera di una partita palesemente truccata, quella che divenne famosa come la "Marmelada peruana" tra Argentina e Perù. Per attraversare la "triplice frontera" al Brasile non fu richiesto un grande sforzo, nella prima fase, a parte un mezzo sgambetto subito a Bogotà 0 a 0 in Colombia e un altro pareggio a Rio de Janeiro contro il Paraguay, i carioca vinsero tutte le restanti partite sia della prima, sia della seconda fase di qualificazione, superando nell’ordine: i ritorni con Colombia e Paraguay e successivamente Perù e Bolivia. In Argentina il Brasile affrontò il 3 giugno la Svezia a Mar del Plata con cui pareggiò per 1 a 1 grazie ad una rete di Reinaldo, il 7 giugno contro la Spagna fu ancora un altro pareggio questa volta a reti bianche. L’impressione che i verdeoro non fossero nella condizione migliore fu fin da subito evidente. Nella terza gara contro l’accondiscendente Austria, già qualificata come prima del girone, il Brasile vinse con uno striminzito 1 a 0 siglato da Roberto Dinamite. Il mediocre cammino dei brasiliani non fece ben sperare per il proseguo del torneo, tuttavia nella prima gara della seconda fase travolse il Perù per 3 reti a 0, doppietta di Dirceu e rigore di Zico. Contro i padroni di casa il Brasile mise in scena un’altra anonima prestazione, nessuna delle due squadre però osò farsi del male ed entrambe preferirono terminare la gara in pareggio, lasciando il verdetto all’ultima giornata del girone. Nell’ultima partita il Brasile sul campo di Mendoza sconfisse per 3 a 1 la forte Polonia, forti di una larga differenza reti erano quasi sicuri di andare in finale, ma a causa di trame sospette "Marmelada peruana" sappiamo come andò a finire. I carioca arrivarono secondi nel girone finale per peggiore differenza reti sull’Argentina e dovette accontentarsi del terzo posto conquistato in rimonta al Monumental per 2 a 1 ai danni dell’Italia.

FRANCIA 1978    
Uscita al primo turno del Mondiale argentino, la Francia tuttavia, lasciò un buon ricordo: in primis per la qualità dei giocatori in campo su tutti Michel Platini e in secondo luogo per la celebre partita contro l’Ungheria in cui dovette utilizzare la maglia del Kimberly. La Francia giunse al mondiale qualificandosi ai danni di Bulgaria ed Eire con bulgari pareggiò 1 a 1 a Sofia e si impose per 3 a 1 al Parco dei Principi, contro gli irlandesi vinse 2 a 0 a Parigi e venne sconfitta per 1 a 0 a Dublino. Al torneo iridato venne inserita nel gruppo di ferro numero 1 con l’Italia, l’Ungheria e i padroni di casa. Nella prima gara del 2 giugno a Mar del Plata contro l’Italia venne sconfitta per 2 a 1 ma diede del filo da torcere agli azzurri. Passò in vantaggio con Lacombe dopo un solo minuto dal fischio iniziale per poi venire raggiunta e superata dalle reti di Rossi e Zaccarelli. Un’ottima partita fu anche quella giocata contro l’Argentina a cui i transalpini tennero testa per buona parte della gara, fu solo un generoso calcio di rigore per fallo di mano di Tresor ad aprire il risultato in favore dei sudamericani, poi raggiunti da Michel Platini e passati in vantaggio con Luque. Nella terza partita del girone contro la già eliminata Ungheria accade il fatto che rese celebre la partecipazione a questo Mondiale della Francia. A parte il risultato con cui i transalpini si imposero per 3 a 1 sui magiari, il caso fu che entrambe le squadre scesero sul terreno di gioco con le loro seconde maglie, entrambe bianche. Per iniziare la contesa era necessario che una delle due squadre cambiasse la divisi, per sorteggio toccò ai francesi che per rimediare all’inconveniente dovettero al più presto trovare delle maglie alternative. Tra l’assoluta incredulità di tutti i presentidecise di adottare la casacca bianco-verde del vicino club del Kimberly. Trovate le divise la partita poté iniziare con 45 minuti di ritardo. Tutto risolto! L’immagine che restituì il campo da gioco era quanto meno curiosa: i galletti francesi avevano calzettoni rossi, pantaloncini azzurri e maglietta palata biancoverde, per alcuni giocatori, i numeri riportati sul dorso non coincidevano con quelli dei pantaloncini, era il caso di Dominique Rocheteau e Oliver Rouyer, che avevano sui pantaloncini rispettivamente, il 7 e l’11 e sulle casacche, il 18 e il 20. Le due squadre furono entrambe eliminate ma si scrisse una delle più belle pagine di quel Mundial. Toccò così al Kimberley, un momento di immortale notorietà ad un club che non vinse mai nulla nella sua storia, ma può ben dire di aver vinto una partita della Coppa del Mondo. La cosa strana è che questo caso era già successo nel 1969 in un’amichevole internazionale sempre contro l’Ungheria terminata per 2 a 2, in quell’occasione la Francia dovette indossare la seconda maglia dell’Olympique Lyon rossa fasciata di bianco e azzurro .

GERMANIA OVEST 1978      
La Germania Ovest giunse in Argentina come detentore del titolo, dunque senza giocare alcuna partita di qualificazione, ma solo match amichevoli, due vittorie contro Inghilterra e Unione Sovietica e altrettante sconfitte contro Brasile e Svezia. La squadra tedesca orfana del Kaiser Beckenbauer e del bomber Gerd Muller, fu quasi la stessa che, si impose quattro anni prima a Monaco di Baviera e che perse la finale eurea contro la Cecoslovacchia. Sempre guidata dal bravo Helmuth Schön era formata da: in porta Josef Dieter 'Sepp' Maier, in difesa da Hans-Hubert 'Berti' Vogts, Herbert Zimmermann, a centrocampo da RainerBonhof, Manfred Kaltz, Rolf Rüßmann, Rüdiger Abramczik, Erich Beer, Klaus Fischer, e in attacco da Heinz Flohe, il giovane Hans Peter 'Hansi' Müller e il nuovo astro Karl Heinz Rummenigge .Da una squadra del genere ci si aspetta almeno la finale, invece al Mondiale argentino la Germania fu sorprendentemente eliminata nella seconda fase dall’Austria in una sciagurata partita che diverrà famosa, per i tedeschi, come la “vergona di Cordoba” persa per 3 a 2 nei minuti finali. Nelle altre due gare della seconda fase ottenne due pareggi il primo per 0 a 0 contro l’Italia e il secondo nel remake della finale del 1974 per 2 a 2 contro l’Olanda. Nel girone iniziale il campanello d’allarme suonò già nel primo incontro, il 1° giugno, con la Polonia pareggiato 0 a 0 in cui si vide una squadra in notevole difficoltà. Le cose parvero andar meglio cinque giorni più tardi con il Messico contro il quale i teutonici si imposero per 6 a 0, ma il largo risultato era figlio della mediocrità dei centroamericani, infatti, la vera vergogna accadde il 10 giugno a Cordoba dove i tedeschi non andarono oltre il pareggio contro la Tunisia, regalando il primo punto africano contro una squadra europea.

IRAN 1978       
La nazionale di calcio iraniana è stata una delle debuttanti al Mondiale argentino, si qualificò vincendo il girone di qualificazione asiatico. Nella prima fase fu inserito nel gruppo C con tutte squadre mediorientali: Arabia Saudita, Siria e Iraq che subitamente si ritirò dalle qualificazioni. L’Iran vinse tutte le gare in modo abbastanza agevole segnando 8 reti senza subirne nessuna si mise particolarmente in luce il portiereNasser Hejazi che dopo il Mondiale ricevette molte offerte da squadre europee ma purtroppo a causa del cambio di regime con la salita al potere di Komeimi gli fu proibito di lasciare la patria. Anche nella seconda fase di qualificazione il Team Melli così come viene soprannominato in patria vinse tutti gli incontri di fronte ad avversari molto più competitivi rispetto a quelli della prima fase: Sud Corea, Hong Kong, Kuwait e Australia. Gli iraniani arrivarono in Argentina fisicamente stremati dal lunghissimo corso di qualificazione ma tuttavia riuscirono a portare a casa almeno un punto pareggiando 1 a 1 contro la presuntuosa Scozia di Jordan e compagni. Nelle altre gare l’Iran venne sconfitto per 3 a 0 dall’Olanda e 4 a 1 dal Perù. Nonostante l’eliminazione al primo turno la presenza dell’Iran fu più che onorevole, infatti oltre al portiere Hejazi altri giocatori si misero in luce per le loro ottime doti tecniche, su tutti Andranik Eskandarian giocatore cattolico di origine armena che riuscì a fuggire dall’Iran poco prima della rivoluzione komeinista del 1979, galeotta fu la convocazione negli Stati Uniti nella selezione del Resto del Mondo, non fece più ritorno in patria e si accasò nei Cosmos di New York.

ITALIA 1978     

Partita tra le più accese critiche della stampa nazionale che voleva la testa del tecnico Enzo Bearzot, l’atmosfera nel ritiro azzurro eraimpregnata da una sfiducia totale nelle possibilità dei giocatori italiani di ben figurare. Gli azzurri si qualificarono per il Mondiale vincendo il gruppo di qualificazione continentale numero 2 grazie alla migliore differenza reti di due goal rispetto all’Inghilterra. L’avventura italiana era iniziata il 16 ottobre del 1976 in Lussemburgo con una convincente vittoria per 4 a 1, il mese successivo il 17 novembre gli azzurri fecero l’impresa battendo la forte Inghilterra di Keegan e Brooking per 2 a 0 a Roma grazie ad un’autorete dello stesso Kevin Keegan e un perfetto colpo di testa di Roberto Bettega che,mise alle spalle diClemence il pallone del raddoppio. L’anno successivo si riprese a giugno con la vittoriosa trasferta di Helsinki per 3 a 0 sui padroni di casa. Ad ottobre i finlandesi capitolarono malamente per 6 a 1 al comunale di Torino. Il mese successivo, a novembre, nel tempio del calcio di Wembley l’Inghilterra restituì all’Italia la mercé subita l’anno precedente a Roma vincendo per 2 a 0. Italia e Inghilterra ad un turno dalla fine erano a pari punti e a far da ago della bilancia fu la partita del 3 dicembre 1977, quando gli azzurri vinsero per 3 a 0 sul Lussemburgo conservando le due reti di scarto utili per staccare il biglietto per Buenos Aires. Prima di scendere in campo nel Mondiale argentino, la nazionale italiana giocò tre partite amichevoli contro Spagna, con la quale perse 2 a 1, Francia e Jugoslavia contro le quali non andò oltre al pareggio. La squadra pareva affaticata e fuori formala stampa denunciò carenze di preparazione, i giocatori sembravano stremati, asfittici, si invocava a gran voce il nome di Paolo Rossi in quelle partite sostituito dal difensore milanista Aldo Maldera.Bearzot non ascoltò nessuno e partì per l’Argentina facendo spallucce disinteressandosi totalmente di quello che disse la stampa, tuttavia si porto due giovani di belle speranze Paolo Rossi e Antonio Cabrini. Nel primo turno all’Italia,inserita nel gruppo "1"toccanosquadre di primordine,oltre ai padroni di casa dell’Argentina c’erano Francia e Ungheria. Nella prima gara nel nuovissimo stadio di Mar del Plata l’Italia dopo solo 36 secondi e sotto di un goal, il centrocampista Didier Six sulla sinistra scarta simultaneamente i difensori italiani Gentile e Scirea, crossandoal centro per il libero Lacombe che infilò in rete la palla del vantaggio transalpino. L’Italia non si perde d’animo e nel giro di venticinque minuti riesce con Rossi e Zaccarelli a ribaltare le sorti della gara vincendo per 2 a 1. Ancora meglio contro l’Ungheria contro la quale gli azzurri si impongono per 3 a 1, ancora Rossi, Bettega e Benetti per gli ungheresi il goal della bandiera di Andras Toth su calcio di rigore. Il 10 giugno al Monumental di Buenos Aires, davanti a 76.000 spettatori, ammutoliti dalla superiorità tecnica degli azzurri, e dalla personalità di una squadra che comandava il gioco a suo piacimento, l’Italia sconfisse l’Argentina per 1 a 0 con uno splendido traversone di Bettega che insacca alle spalle di Fillol. Italia prima, Argentina seconda, Francia e Ungheria eliminate. Nella seconda fase la nazionale italiana impatta 0 a 0 contro la Germania Ovest, mentre vinse per 1 a 0 contro l’Austria, rete di Paolo Rossi, la partita con l’Olanda divenne decisiva per pensare di andare a giocarsi la finalissima a Buenos Aires. Il 21 giugno l’Italia scende in campo al Monumental e dopo pochi minuti passò in vantaggio grazie ad un’autorete di Ernie Brandts su un disgraziatissimo intervento di recupero su Bettega. Nella ripresa a Zoff sono fatali due tiri dalla distanza il primo di Erni Brandts e il secondo di Arie Haan che firmeranno la vittoria per 2 a 1 degli olandesi. A l’Italia non restò che giocarsi la finale per il terzo posto contro il Brasile il quale vinse per 2 a 1 portandosi a casa la medaglia di bronzo. L’Italia arriverà sorprendentemente quarta in barba alle furenti critiche di inizio mondiale ponendo le basi di quella squadra che trionferà nel Mondiale 1982.

MESSICO 1978    
L’esperienza argentina della nazionale messicana fu una delle peggiori nella storia della squadra centroamericana perdendo tutte le partite in malo modo, subendo ben 12 reti e segnandone solo 2. Per i messicani la qualificazione fu solo una formalità, staccarono il pass per Buenos Aires vincendo la Gold Cup giocando tutte le partite in casa. Vinse 5 incontri su 5 sconfiggendo a seguire: Haiti, Canada, El Salvador, Guatemala e Suriname. In Argentina il Messico fu inserito nel gruppo 2 con Germania Ovest, Polonia e Tunisia, un gruppo solido, ma non impossibile, viste le affermazioni della nuova generazione tra cui Ramon Cuellar e Hugo Sanchez. Invece le cose iniziarono subito malissimo. Il 2 giugno a Rosario vennero sconfitti per 3 a 1 dagli esordienti africani della Tunisia. Quattro giorni dopo subirono un pesante 6 a 0 per mano della Germania Ovest e a seguire un ulteriore sconfitta per 3 a 1 dalla Polonia. I Tricolores dopo nemmeno dieci giorni tornarono in patria tra i fischi e insulti dei tifosi all’aeroporto di Città del Messico.

OLANDA 1978      
L’Olanda approdata alla finalissima in Argentina era una lontana e sbiadita parente della formazione irresistibile che quattro anni prima in Germania aveva sbalordito il mondo con un calcio rivoluzionario e spettacolare. L’abbandono di Johan Cruijff il profeta, il solo fuoriclasse in grado di nobilitare quegli schemi impregnati di atletismo e di forza fisica, aveva tolto ispirazione e fantasia alla manovra. L’Olanda giunse al Mondiale vincendo il proprio gruppo di qualificazione, vinse la prima gara nel settembre del 1976 a Reykjavik 1 a 0 contro l’Islanda, mentre il mese successivo pareggiò 2 a 2 in casa, contro L’Irlanda del Nord. Passato l’inverno nella primavera dell’anno successivo colse una vittoria ad Anversa contro gli odiati cugini del Belgio, nel caldo di agosto ebbe ragione per 4 a 1 dei dilettanti islandesi, nei successivi incontri di ritorno vinse per 1 a 0 sia contro la Nord Irlanda sia contro il Belgio. Al Mondiale la nazionale dei Paesi Bassi seppur priva del suo faro Cruijff che non andò in Sudamerica per paura di un rapimento, seppe esprimere un buon gioco, l’ossatura era ancora quella di quattro anni prima con Jongobled in porta, Krol in difesa, Neeskens a centrocampo e Rensenbrink in attacco tutto condito dalla ferrea disciplina tattica di Hernst Happel. Una squadra meno scintillante ma che sapeva trarre il maggior profitto con il minimo sforzo. Il Mondiale degli olandesi iniziò il 3 giugno 1978 allo stadio Malvinas di Mendoza vincendo la prima gara abbastanza agevolmente per 3 a 1 contro l’inesperto Iran. Nella seconda partita gli Orange furono sorprendentemente bloccati sullo 0 a 0 dal Perù, mentre nell’ultimo match contro la Scozia venne addirittura sconfitta per 3 a 2, le due reti degli olandesi vennero realizzate da Rensenbrink e Johonny Rep, tuttavia, la qualificazione al turno successivo era già stata ottenuta al turno precedente grazie alle sventurate partite della Scozia. Nel girone finale l’Olanda esordì a Cordoba rifilando un pesante 5 a 1 all’Austria, nel secondo incontro con la Germania Ovest gli olandesi sempre a rincorrere, non andarono oltre il 2 a 2 le reti furono segnate da Harrie Haan e Renè van De Kerkhof che risposero ai teutonici Karl Heinz Rummenigge e Bernd Hölzenbein. La terza gara contro l’Italia fu una specie di spareggio per aggiudicarsi la finale di Buenos Aires visto che le due squadre erano in testa alla classifica rispettivamente con tre punti. Dopo soli venti minuti l’Olanda andò in svantaggio a causa di un autorete di Ernie Brandts. Nella ripresa gli arancioni scesero in campo con un altro spirito e travolsero gli azzurri per 2 a 1 con due meravigliose reti da fuori area di Ernie Brandts che si fece perdonare l’autorete e di Harrie Haan. L’Olanda giunse in finale per la seconda volta consecutiva, a confermare l’efficacia del Calcio totale di Rinus Michels, avversari il 25 giugno a Buenos Aires, l’Argentina, il pubblico inferocito e l’arbitro italiano Gonella che arbitrò secondo i tulipani a senso unico in favore dei sudamericani. La nazionale dei Paesi Bassi per la seconda volta venne sconfitta all’ultimo atto, in questa occasione più che dalla Seleccion fu battuta da una serie di combinazioni che si spiegarono in favore dell’Albiceleste. Sul terreno di gioco l’Argentina andò in vantaggio con Mario Kempes e fu raggiunta ad una manciata di minuti dalla fine, ottantaduesimo, da una rete di Dick Nanninga. Nei minuti finali un palo di Rob Rensenbrink fa tremare il Monumental. Nei tempi supplementari l’Argentina salì in cattedra anche grazie all’accondiscende arbitro italiano, saranno le reti di Kempes e Bertoni a soffocare le aspirazioni degli olandesi che si chiederanno se con Jhoann Cruijff in campo la generazione del calcio totale avrebbe avuto il suo meritato trionfo?

PERU' 1978      
Il Perù fino alla tanto discussa partita con l’Argentina rimase la squadra simpatia del Mondiale’78, espresse un ottimo calcio orchestrato dalle magie di Teofilo Cubillas e José Muñante, senza dimenticare gli altri interpreti, su tutti: Chumpitas, Rojas, Oblitas e Quiroga. Al Mondiale del 1978 il Perù si presentò con un’ottima rosa, in grado di vincere il gruppo eliminatorio e di qualificarsi alla seconda fase, sempre a gruppi, finché non giunse a scrivere una delle più brutte pagine del calcio iridato dal titolo "La Marmelada Peruana". Il Perù si qualificò vincendo il gruppo C Concacaf, pareggiò le due partite in trasferta 1 a 1 sia a Quito contro l’Ecuador, sia a Santiago contro il Cile, costruì la propria qualificazione tra le mura amiche di Lima dove il 12 marzo del 1977 sconfisse l’Ecuador per 3 a 0 e il 26 dello stesso mese ebbe ragione del Cile per 2 a 0. Passato il primo turno dovette affrontare un girone finale a tre squadre con Brasile e Bolivia, tutte le partite furono disputate in campo neutro a Cali in Colombia. Il Perù perse la prima partita contro il Brasile ma successivamente vinse quella con la Bolivia per 5 a 0 ottenendo la qualificazione al mondiale visto che, i posti a disposizione della federazione sudamericana erano ben due su tre squadre partecipanti al round robin finale. In Argentina la nazionale peruviana venne inserita nel gruppo D assieme ad Olanda, Scozia ed Iran, in partenza gli andini erano considerati una squadra materasso, ma dopo la vittoria per 3 a 1 sulla Scozia le opinioni a riguardo cambiarono. Per il Perù passato in svantaggio con una rete di Joe Jordan, segnarono Cueto e Cubillas una doppietta. Nella seconda gara del girone eliminatorio i peruviani incontrarono i vicecampioni del mondo dell’Olanda e li obbligarono ad un coriaceo 0 a 0, nella terza partita furono i debuttanti iraniani a farne le spese del gioco brillante della squadra sudamericana, i biancorossi si imposero per 4 a 1 con una tripletta di Cubillas e una rete di Velasquez. Passati al turno successivo come vincitori del gruppo D la vena realizzativa dei peruviani si spense. Nel girone finale ed infernale, i biancorossi affrontarono, il 14 giugno a Mendoza, il Brasile, dal quale vennero sconfitti per 3 a 0, a seguire un'altra sconfitta contro la Polonia per 1 a 0 ed infine la tragica gara contro l’Argentina in quella partita che fece scrivere pagine nere sul libro della storia del calcio mondiale. La partita fu denominata la "Marmelada Peruana" a ricordare il tentativo di corruzione, ben riuscito, del governo argentino per far giungere la squadra di casa in finale. Il risultato con cui l’Albiceleste superò la nazionale andina fu clamoroso: un 6-0 che alimentò mille sospetti per l’arrendevolezza con cui i peruviani si fecero travolgere nel secondo tempo, complice il portiere Ramon Quiroga argentino naturalizzato peruviano. Tuttavia, il tentativo di corruzione non fu mai provato, ma a distanza di molti anni il centrocampista José Velasquez rilascio un intervista "I dirigenti si vendettero la partita, molti vi hanno indagato. Il fatto che non ci siano prove non significa che non sia successo. Videla entrò nel nostro spogliatoio prima del calcio d'inizio insieme al segretario di Stato statunitense, Kissinger, per augurarci una buona partita e ricordarci che i nostri Paesi avevano sempre collaborato e vantavano ottime relazioni. Suonò tutto come una minaccia velata, fu come dirci che se non avesse vinto l'Argentina sarebbe successo il putiferio. E anche sei giocatori si sono venduti, ma posso nominarne solo quattro perché ce ne sono due famosi e danneggerei le loro carriere: sono Rodolfo Manzo, Raúl Gorriti, Juan José Muñante e Ramón Quiroga". Il Perù comunque lasciò un ottimo ricordo tra gli appassionati di calcio  soprattutto per le gesta del grande Teofilo Cubillas e di quelle meravigliose maglie bianche con la banda rossa che fecero sognare i collezionisti di tutto il mondo, sarà un caso che la peggior partita della storia di questo Mundial il Perù la giocò con una maglia interamente rossa … … rosso marmellata di fragole.

POLONIA 1978   
Dopo la bellissima prestazione di Monaco ’74 la Polonia era chiamata a ripetersi anche in Sudamerica, non arrivò tra le prime quattro, ma si distinse ancora una volta per il suo splendido gioco e un modulo che faceva del pragmatismo la sua arma migliore. La squadra era praticamente la stessa di quattro anni prima con l’aggiunta del forte centrocampista Zbigniew Boniek, Roman Wójcicki e finalmente
Włodzimierz Lubański che dovette saltare il mondiale precedente a causa di un infortunio. La Polonia conquistò la qualificazione al suo terzo mondiale vincendo il gruppo 1 europeo, composto oltre ai polacchi da Danimarca, Cipro e Portogallo. La Polonia vinse quasi tutti gli incontri a parte un pareggio contro il Portogallo nell’ultima gara del girone quando oramai la qualificazione era già stata raggiunta. Al Mondiale argentino la Polonia fu inserita nel gruppo 2 con Germania Ovest, Tunisia e Messico. La prima gara contro la Germania Ovest che fu anche quella inaugurale del Mondiale fu giocata il 1° giugno del 1978 al Monumental di Buenos Aires e le due squadre non andarono oltre che un misero 0 a 0. La partita più che mettere in evidenza il buon gioco della Polonia, mise in risalto la pochezza della Germania che priva di Franz Beckenbauer poco assomigliava a campioni del mondiale tedesco. Nel secondo match i Bialo-Czerwoni incrociarono gli esordienti nordafricani della Tunisia, vinsero per 1 a 0 ma dovettero sudare ben oltre il previsto per avere ragione della squadra africana che fu battuta solo grazie ad un goal del consueto Grzegorz Lato. La terza ed ultima gara del round robin contro il Messico fu quasi una passeggiata, i polacchi si imposero per 3 a 1 con le reti di Boniek doppietta e Deyna, conquistando il primo posto del girone consentendo una agevole qualificazione al secondo turno dove nella prima partita del girone finale incontrarono l’Argentina contro cui nessuno poteva osare, venendo di conseguenza sconfitta per 2 a 0 sbagliando con Deyna un calcio di rigore sull’1 a 0. Quattro giorni dopo fu la volta del Perù che venne sconfitto per 1 a 0 con un goal di Szarmach. Già eliminata la Polonia affrontò il 21 giugno a Mendoza il Brasile, con cui perse per 3 a 1 con Lato che rispose alla rete di Nelinho poi ci pensò Roberto Dinamite con una doppietta a mandare a casa la Polonia, seconda solo all’Olanda nell’esprimere un gioco innovativo nel calcio degli anni Settanta.

SCOZIA 1978
Gli spavaldi scozzesi giunsero al Mondiale argentino convinti di essere una delle squadre favorite per la vittoria finale, le cose invece, non andarono per il verso giusto, rimediarono solamente una storica figuraccia. Il cammino per Buenos Aires fece tuttavia, pensar bene alla Scozia che vinse con discreta facilità il girone di qualificazione con Cecoslovacchia e Galles. A parte la prima sfida in cui venne sconfitta per 3 a 0 dalla Cecoslovacchia a Praga, la Scozia vinse tutte le restanti partite del girone. Arrivata in Argentina come l’unica squadra britannica nella competizione, gli scozzesi si montarono un po' la testa, affrontando le due compagini più abbordabili del gruppo “4” con azzardata leggerezza. Nella prima gara del girone mondiale venne sconfitta e umiliata dall’energica squadra peruviana di Cubillas e Munante. Passati in vantaggio con Joe Jordan, gli scozzesi abbassarono pericolosamente la guardia e i sudamericani non si fecero pregare a far raccogliere tre volte la palla dal sacco al portiere Alan Rough; Scozia 1 Perù 3. Ancora peggio andò sul piano del gioco con l’Iran contro il quale pareggiarono 1 a 1 e se non fosse stato per un’autorete del difensore persiano Andranik Eskandarian  avrebbero raccolto un'altra volta le pive dal sacco. L’unica soddisfazione, atta a calmare le critiche in patria, fu la vittoria per 3 a 2 contro un Olanda già qualificata che, tuttavia, non fu sufficiente per placare l’amarezza di un’occasione malamente sprecata.

SPAGNA 1978
La Spagna giunge al Mondiale argentino vincendo un girone di qualificazione molto difficile, composto oltre agli iberici da Romania e Jugoslavia. La Spagna vinse entrambi gli incontri contro la Jugoslavia per 1 a 0, sia in casa, sia in trasferta, contro la Romania vinse 2 a 0 a Madrid e venne sconfitta 1 a 0 a Bucarest con un’autorete incredibile di Benito, in una gara contestatissima per la pessima direzione arbitrale. AL Mondiale la Spagna fece compagnia a Brasile, Svezia e Austria, L’esordio avvenne con quest’ultimi contro cui subirono un inaspettata sconfitta per 2 a 1 con le reti austriache di Krankl e Schachner per gli iberici Dani. Nella seconda gara del 7 giugno a Mar del Plata non andarono oltre lo 0 a 0 contro il Brasile, contro la Svezia il cammino era già compromesso per entrambe le squadre tuttavia, gli spagnoli vinsero per 1 a 0 con rete di Manuel Asensi. Delusi gli spagnoli rincasarono a Madrid ben prima delle loro aspettative, ma la squadra, spaccata nello spogliatoio tra vecchi senatori e giovani promesse  non seppe esprimere lo stesso gioco che si era visto e aveva fatto ben sperare durante le qualificazioni.

SVEZIA  1978     
Quella della Svezia fu la settima partecipazione ad un torneo iridato, la terza consecutiva, tuttavia, la squadra allenata da Georg Ericson non riscuoteva molto entusiasmo, probabilmente la fine di un ciclo, infatti la nazionale svedese scomparirà per circa un decenni dal panorama calcistico mondiale. Qualificata al mondiale dopo aver vinto, non senza difficoltà, il girone 6 di qualificazione europea, dove riscosse due vittorie contro la Svizzera entrambe per 2 a 1 sia in casa sia in trasferta, una contro la Norvegia per 2 a 0 a Stoccolma e venne sconfitta ad Oslo dai vicini di casa per 1 a 0 e se non fosse stato per l’inaspettata vittoria della Svizzera sulla Norvegia gli svedesi sarebbero rimasti a guardare il mondiale dal divano di casa. In Argentina la Svezia più per il gioco e i risultati fece parlare di se grazie al portiere Ronnie Hellström al tempo estremo difensore del Kaiserslautern che lasciò il ritiro per andare a Buenos Aires a manifestare contro il governo di militare con le madri di "Plaza de Mayo" davanti alla Casa Rosada che cercavano la verità sui loro figli "desaparecidos", Fu lo stesso Hellström nel 2008 a smentire la notizia raccontando ciò che realmente accadde: "Non sono stato io. No. Ricordo le madri ma non sono andato in piazza. C’erano alcuni giocatori, due o tre, ma non so chi". Tuttavia il suo nome continua a comparire nell’immaginario collettivo passeggiando per Plaza de Mayo. Forse perché la Svezia era stata uno dei paesi che si era opposta ai Mondiali poiché questi non si svolgessero in Argentina a causa del regime dittatoriale che aveva cancellato vite e causato morti. La Svezia fu inserita in un girone di ferro con Austria, Spagna e Brasile, tuttavia partì bene bloccando sull’1 a 1 il Brasile grazie ad una rete di Thomas Sjöberg recuperata nel finale da un micidiale tiro Reinaldo che si insacco alle spalle dell’ultimo uomo. Il resto furono due sconfitte sia contro la Spagna per 1 a 0 sia contro l’Austria con lo stesso risultato e la rete di Sjöberg rimase l’unica realizzata dagli svedesi al mondiale argentino.

TUNISIA 1978   
La Tunisia fu la prima squadra africana a vincere una partita ai Mondiali di calcio, vittima di turno sarà il Messico di Ramon Cuellar che in quell’edizione scrisse la pagina più nera del calcio messicano. Le Aquile del deserto si qualificarono sorprendentemente superando avversari di primissimo ordine, come Marocco, Egitto e Nigeria. La nazionale tunisina iniziò il proprio cammino verso Buenos Aires il 12 dicembre 1976 a Casablanca contro il Marocco impattando per 1 a, fu un pareggio anche nella gara di ritorno a Tunisi, per avere ragione degli avversari furono necessari i calci di rigore dove i cartaginesi si imposero per 4 a 2. Nel secondo turno la Tunisia dovette affrontare l’Algeria vincendo per 2 a 0 la partita tra le mura amiche ed accontentarsi di un pareggio in trasferta, sufficiente per assicurarsi il passaggio al quarto turno dove ad aspettarli c’era la Guinea. I tunisini vennero sconfitti 1 a 0 a Conakry, mentre si imposero 3 a 1 in casa, risultato utile per accedere al turno finale di qualificazione, nel proibitivo girone con Egitto e Nigeria. Contro la Nigeria pareggiò 0 a 0 a Tunisi e vinse in trasferta per 1 a 0 a Lagos. Contro il favoritissimo Egitto perse ad Il Cairo per 3 a 2 per poi trionfare in casa, in uno stadio strapieno per 4 a 1 e lasciarsi andare al delirio sfrenato per la qualificazione mondiale. In Argentina la nazionale tunisina giunse con tutti i pronostici a sfavore, data la presenza nel girone di formazioni più blasonate. Ma le Aquile di Cartagine riuscirono a scrivere una pagina indelebile del calcio africano oltre alla vittoria contro il Messico riuscì addirittura a fermare anche la Germania Ovest sullo 0-0. Risultato che però non fu sufficiente al passaggio del turno. Il 2 giugno del 1978 contro il Messico difronte a diciassettemila spettatori di Rosario, riuscì a vincere per 3 a 1 grazie alle reti di Kaabi, Dhouieb e Ghommidh quest’ultimo attaccante che giocò anche in Italia tra i dilettanti del Bettini-Quadraro. Nella seconda partita la Tunisia venne sconfitta, e con molta fatica, dalla Polonia per 1 a 0 rete di Grzegorz LatoUn’altra impresa fu quella del10 giugno a Cordoba quando riuscì a fermare la Germania Ovest sullo 0 a 0 grazie anche ad una grande prestazione del portiere Mokhtar Naili che sostituì all’ultimo momento il più famoso e talentuoso Sassi Sadok Attouga che, per diciassette anni ininterrottamente difese la porta della nazionale, il quale venne improvvisamente allontanato dall’allenatore Abdelmajid Chettali poco prima del debutto mondiale, motivazione ufficiale una scarsa prestazione in amichevole contro l’Olanda. I beninformati, tuttavia, narrano che Attouga fu allontanato dalla squadra per motivi politici poiché non amato dagli uomini del presidente della Repubblica Bourghiba.

UNGHERIA 1978   
La squadra ungherese giunse in Argentina dopo aver disputato un facile spareggio interzona contro la Bolivia vincendo 6 a 0 sia in Europa sia tra le alture boliviane per 3 a 2. L’Ungheria si era trovata a disputare lo spareggio in quanto vincitrice del gruppo 9 composto da Unione Sovietica e Grecia. Contro gli ellenici pareggiò 1 a 1 ad Atene e vinse 3 a 0 in Ungheria, mentre con i forti sovietici prima vinsero 2 a 1 a Budapest per poi venire sconfitti 2 a 0 a Mosca. La classifica implacabile disse Ungheria 5, Urss 4 e Grecia 1 punto,toccò ai magiari incontrare la Bolivia. L'Ungheria fu sorteggiata nel Gruppo 1 insieme adArgentina, Italia e Francia probabilmente il girone più difficile del torneo. La squadra ungherese non riuscì a superare la fase a gironi. Giocò tre partite, ottenendo tre sconfitte. Esordì il 2 giugno a Buenos Aires contro l’Argentina contro la cui perse per 2 a 1 la rete della bandiera ungherese fu realizzata da Karoly Csapo. Nella seconda gara contro l’Italia venne sconfitta per 3 a 1 e i magiari riuscirono a segnare solo su calcio di rigore con Andras Toth attaccante dello Újpesti Dózsa. La terza partita persa anche questa con lo stesso risultato di 3 a 1 contro la Francia, divenne famosa per la celebre maglia palata bianco-verde usata dai francesi. Gli ungheresi, su richiesta della FIFA, si presentarono in campo con la maglia bianca, al posto della tradizionale casacca rossa. Il motivo addotto dalla federazione era che, francesi in blu e ungheresi in rosso avrebbero reso complicata la visione agli spettatori privi di TV a colori. Accadde, però, un piccolo inconveniente. I francesi, di propria iniziativa, decisero anche loro di utilizzare la seconda maglia che era bianca. Nessuna delle due squadre, inoltre, si portò al campo la prima maglia e la partita non poté iniziare.Tra l’assoluta incredulità di tutti i presenti, a qualcuno venne in mente la soluzione più rapida e sensata: andare in una delle sedi dei club più vicini allo stadio e prendere in prestito uno stock di divise da gioco da far indossare ai francesi, “colpevoli” del ritardato inizio della partita. Cercando lungo la vicina Avenida Independencia, i cercatori di maglie arrivarono al civico 3030, dove vi era la sede del Kimberley, un club fondato nel 1921 noto col nomignolo “El Dragón” e presero in prestito le casacche bianco-verdi. Tutto risolto!  la partita poté iniziare con 45 minuti di ritardo. Per i magiari fu l’ultima presenza poiché in aeroporto c’era già l’aereo che li attendeva per il ritorno a Budapest.

 
 
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