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ARGENTINA |AUSTRALIA | BRASILE | BULGARIA | CILE | GERMANIA EST | GERMANIA OVEST | HAITI | ITALIA | JUGOSLAVIA | OLANDA | POLONIA | SCOZIA |SVEZIA |  URUGUAY | ZAIRE

Archiviata la Coppa Rimet, assegnata definitivamente al Brasile vincitore per tre volte del trofeo iridato che, di lì a poco verrà rubato per sempre e se ne perderanno definitivamente le tracce, si giocò la prima edizione della FIFA World Cup. Per la Coppa del Mondo FIFA il nuovo trofeo verrà realizzato da uno scultore italiano Silvio Gazzaniga che vinse un concorso indetto dalla stessa federazione calcistica nel 1971, realizzando un'opera  alta 36 cm. di altezza e 5 kg. di oro massiccio a 18 carati .  Nel 1974 il mondiale si svolse in Germania nell’allora zona ovest del territorio tedesco, per evitare malumori e critiche del blocco oltre cortina si decise di chiamarlo "Monaco 74", figlio delle tragiche Olimpiadi di due anni prima svoltasi nel capoluogo bavarese, dove la delegazione israeliana fu assassinata da un commandos di terroristi palestinesi entrati nel villaggio olimpico. La kermesse iridata si svolse tra il 13 giugno e il 7 luglio 1974, nove furono gli stadi prescelti per le partite: Monaco di Baviera dove si svolse la finale, Berlino Ovest, Amburgo, Dortmund, Düsseldorf, Gelsenkirchen, Francoforte sul Meno, Hannover e Stoccarda. Vi parteciparono 16 squadre scremate da un edizione preliminare ricca di novantanove compagini, Germania Ovest e Brasile furono escluse dalle qualificazioni in virtù di paese organizzatore il primo e detentore del titolo il secondo, otto posti furono riservati all’Europa, due al Sudamerica, uno rispettivamente ad Africa e Centro America mentre Asia e Oceania si contesero una sola piazza per due continenti, la sedicesima squadra sarà frutto di uno spareggio tra Uefa e Conmebol. La formula a sedici squadre fu modificata nella fase finale, per aumentare il numero di partite, dove invece ricorrere a gare ad eliminazione diretta, si costituirono due gironi da quattro squadre e le vincitrici andarono direttamente in finale. Parteciparono per la prima volta Haiti, Australia, Germania Est e lo sorprendente Zaire. La sorte volle che nel primo turno si svolse il celebre derby internazionale tra Germania Occidentale e Germania Orientale, vinto sorprendentemente dai cugini poveri della DDR. Fu anche il mondiale della disperazione di Joseph Ilunga che andò a calciare la famosa punizione al contrario sotto l’ilarità del mondo intero che ancora non conosceva le minacce del dittatore Mobutu, fu il mondiale della meravigliosa Olanda che mise in scena un nuovo modo di giocare al calcio, chiamato “Calcio Totale”, senza ruoli e dove tutti sapevano giocare in tutte le zone del campo senza distinzione, fu un ottimo mondiale per la Polonia che giunse terza, ma il vero protagonista fu il Kaiser Franz Beckenbauer che condusse la Mannschaft alla vittoria finale.

ARGENTINA 1974     
Dopo essersi presa un’edizione di pausa, nel 1970 eliminata dal Perù, l’Argentina tornò al mondiale, dopo aver vinto il gruppo 11 di qualificazione. Abbinata a Bolivia e Paraguay non fece assolutamente fatica a raggiungere la qualificazione, vinse entrambi gli incontri contro la Bolivia, 4 a 0 a Buenos Aires e 1 a 0 in  trasferta a La Paz. Contro il Paraguay, l’albiceleste pareggiò per 1 a 1 ad Asunciòn e vinse 3 a 1 a domicilio conquistando sette punti degli otto disponibili. In Germania fu inserita nel gruppo eliminatorio numero 4 con Italia, Polonia e Haiti, esordì il 15 giugno al Neckarstadion di Stoccarda dove perse per 3 a 2 al cospetto della Polonia, quella che sarà una piacevole sorpresa del mondiale. Dopo essere andata in svantaggio di due reti, la squadra argentina cercò di reagire, ma di fronte al talento dell’ariete polacco Grzegorz Lato dovette alzare bandiera bianca. Nella seconda gara pochi giorni più tardi al Neckarstadion è di scena l’Italia, una squadra lontana fotocopia di quella vista quattro anni prima a Città del Messico, l’Argentina e Italia non fecero vedere le loro migliori qualità e si accontentarono di un pareggio per 1 a 1, alla rete di Housman, rispose un autorete del sudamericano Perfumo. Il 23 giugno la qualificazione era ancora in discussione, contro Haiti era necessario vincere per evitare brutte sorprese dell’Italia contro la Polonia. L’avversario dell’Argentina all'Olympiastadion di Monaco non è certo trascendentale, gli argentini hanno vita facile vincendo con un secco 4 a 1 assicurandosi il passaggio del turno per differenza reti di un gol rispetto agli azzurri. Nel secondo turno inserita nel gruppo A deve fare subito i conti con una splendida Olanda che non ha pietà a sommergere con un pesante 4 a 0 i rivali argentini. Anche contro il Brasile l’albiceleste figura solo come comparsa incassando una sconfitta per 2 a 1, a rendere meno amara la sconfitta nel derby sudamericano la rete del pareggio argentino di Miguel Angel Brindisi. Oramai fuori dai giochi il 3 luglio affronta a Gelsenkirchen la Germania Est con la quale a fatica pareggia per 1 a 1. Il ritorno a casa è pieno di rimpianti, ora bisogna lavorare per  preparare al meglio il prossimo mondiale davanti al proprio pubblico.

AUSTRALIA 1974     
La prima partecipazione ad un mondiale di calcio per l’Australia fu il frutto di un lungo cammino di qualificazione, inserita nel gruppo 2 Asiatico-oceanico giocò le partite nel giro di pochi giorni dall’11 al 24 marzo del 1973 tutte in casa, poiché il girone di qualificazione fu una specie di torneo interno giocato a Melbourne e Sydney. L’unica trasferta fu quella di Auckland in Nuova Zelanda dove la squadra australiana pareggiò 1 a 1 contro gli All Whites, il resto dei risultati furono una vittoria per 2 a 1 e un pareggio 0 a 0 con l’Iraq, un ulteriore pareggio per 3 a 3 contro la Nuova Zelanda, un tennistico 6 a 0 e un più morigerato 2 a 1 contro l’Indonesia. L’Australia vinse il proprio girone e per accedere al mondiale dovette affrontare in doppia gara l’Iran vincitore del gruppo asiatico numero 1. La prima gara si svolse a Sydney e l’Australia dopo un avvio incerto riuscì ad avere la meglio sugli avversari imponendosi con un secco 3 a 0, in quell’occasione ai tifosi iraniani fu negato dal governo di Reza Pahlavi la possibilità di seguire la squadra in trasferta. A Teheran il 23 agosto del 1973 agli iraniani non fu sufficiente la doppietta del proprio attaccante Geilichkhami e la partita si chiuse sul 2 a 0 regalando il pass per Monaco agli australiani. In  Europa i socceroos non furono particolarmente fortunati, vennero inseriti nel gruppo 1 con Cile e le due Germanie. Nella prima gara del 14 giugno 1974 ad Amburgo si affrontarono due debuttanti, Australia e Germania Est, quest'ultima vinse abbastanza agevolmente per 2 a 0 nonostante la buona prova e una sciagurata autorete degli australiani. Nella seconda gara del Volksparkstadion  di Amburgo questa volta fu la Germania dell’Ovest ad affrontare l’Australia, vinsero i tedeschi abbastanza agevolmente per 3 a 0. Già eliminati gli australiani affrontarono a Berlino il Cile contro il quale pareggiarono per 0 a 0 ottenendo il loro primo punto iridato, l'unico rammarico rimase quello di non essere riusciti a segnare alcuna rete.

BRASILE 1974   
Dal Brasile campione in carica ti aspetti sempre grandi cose, ma l’assenza di campioni come Pelè e Tostao incisero fortemente sulle prestazioni dei verdeoro, i superstiti Rivelino e Jairzinho non furono all’altezza di dare un concreto contributo alla squadra che, giunse al mondiale tedesco in qualità di campione del mondo uscente, senza giocare partite di qualificazione ma solo amichevoli tra cui una con l’Italia il 9 giugno del 1973 persa per 2 a 0. Inserita nel girone 2 con Jugoslavia, Zaire e Scozia, dimostrò fin da subito di non essere all'altezza della situazione pareggiando per 0 a 0 nella gara inaugurale del 13 giugno contro la Jugoslavia. Ancora più deludente fu l’undici sceso in campo il 18 giugno a Francoforte contro la Scozia, che non andò oltre lo sterile 0 a 0. Già subissato dalle critiche della stampa brasiliana i verdeoro riuscirono a vincere solo contro i disperati africani dello Zaire, in quella partita che diverrà famosa per la punizione “al contrario “ dello zairese Ilunga. Il Brasile vinse per 3 a 0 bloccati sul risultato solo dalla disperazione  più che dal gioco degli africani, per i verdeoro segnarono Jairzinho, Rivelino e Valdomiro. Quell’unica vittoria fu tuttavia sufficiente per garantire il passaggio del turno ai brasiliani in vantaggio di una rete sugli scozzesi di Ormond. Inseriti nel gruppo A della nuova e curiosa formula del mondiale tedesco, dove solo la prima dei rispettivi gironi sarebbe andata in finale. Il Brasile affrontò nella prima gara di Hannover la Germania Est, vincendo in modo sofferto, 1 a 0 con una rete di Rivelino. Nel secondo match del girone affrontò l’Argentina nella quale si impose per 2 a 1 in quella che rimase l’unica partita convincente del mondiale per i carioca, segnarono Rivelino e Jairzinho per il Brasile e Miguel Angel Brindisi per l’albiceleste. Pessima fu l’ultima gara di Hannover contro l’Olanda che sconfisse i brasiliani per 2 a 0 grazie alle reti di Johan Cruijff e Johannes Neeskens. Terminò qui la corsa al titolo iridato per i campioni del mondo uscenti che si dovettero accontentare del quarto posto perché saranno ancora sconfitti nella finalina di Monaco di Baviera dalla sorprendente Polonia di Grzegorz Lato.

BULGARIA 1974     
Diventata ormai un abituè dei mondiali di calcio la Bulgaria anche in questa occasione non riuscì a superare il girone eliminatorio, tornando a casa con il solito pugno di mosche. Giunta alla quarta partecipazione consecutiva, staccò il biglietto per Monaco di Baviera in modo abbastanza agevole, battendo il 18 ottobre del 1972 davanti al proprio pubblico per 3 a 0 l’Irlanda del Nord, il mese seguente in trasferta impose un secco 4 a 0 al Cipro e nella primavera successiva si fece beffa per 2 a 1 del ridimensionato Portogallo. Nelle gare di ritorno, sentendo oramai la qualificazione già in tasca, pareggiò entrambi gli incontri lontano dalle mura amiche con Nord Irlanda e Portogallo, mentre ebbe vita facile nel 2 a 0 casalingo contro Cipro. Al mondiale, tuttavia, la squadra balcanica non fece proprio brutta figura bloccando sul pareggio due eccellenti squadre. Il 15 giugno a Dusseldorf impose lo 0 a 0 alla Svezia e quattro giorni più tardi al Niedersachsenstadion di Hannover impose l'1 a 1 all’Uruguay in una partita più simile ad un incontro di boxe anziché di calcio, la rete per i bulgari fu realizzata dall’attaccante del Lokomotiv Plovdiv Hristo Bonev. Nella terza gara dovette abbassare mestamente il capo a sua maestà Cruijff tanto fu la differenza tecnica in campo tra le due squadre, gli orange vinsero per 4 a 1 non lasciando nemmeno il piacere della rete della bandiera poiché fu un autorete del difensore olandese Ruud Krol.

CILE 1974      
LFu ancora la politica a mettersi di mezzo nelle qualificazione della squadra sudamericana. Nella barrage intercontinentale accadde quello che nello sport non dovrebbe mai succedere, la partita più strana del calcio mondiale, una partita senza avversari. Dopo essersi preso una pausa nel mondiale messicano il Cile conquistò il pass per l’Europa, giocando praticamente solo contro il Perù, inserito nel gruppo 3 di qualificazione sudamericana, dove oltre ai peruviani vi era inserito anche il Venezuela, quest’ultimo si ritirò prima dell’inizio dei giochi. La gara di andata contro il Perù venne giocata il 29 aprile del 1973 a Lima, i biancorossi si imposero per 2 a 0 con una doppietta del “El Cholo” Hugo Sotil, nel ritorno a Santiago, il 13 maggio, furono i cileni a vincere la gara con lo stesso risultato di 2 a 0, le reti Crisosto e Haumada, per definire chi sarebbe andato allo spareggio intercontinentale Europa/Sudamerica fu necessario uno spareggio che si giocò in campo neutro, il 5 agosto allo stadio Centenario di Montevideo dove il Cile vinse per 2 a 1 grazie alle reti di Valdes e Farias, dopo stato in svantaggio e aver recuperato il risultato anche grazie ai favori del direttore uruguaiano Josè Da Rosa che non arbitrò in modo equo la gara. Il Cile era guidato dall’allenatore tedesco Rudi Gutendorf , uno dei più longevi in assoluto, che iniziò la propria carriera di allenatore nel 1955 e la terminò nel 2016 all’età di novant’anni, tuttavia, poco prima dell’inizio dei campionati del mondo fu sostituito per volere del regime di Stato da un allenatore autoctono. A sbarrare la strada ai cileni toccò l’Unione Sovietica vincitrice del gruppo 9 di qualificazione europea dove si era sbarazzato di Francie ed Eire. Nella prima gara giocata a Mosca il 26 settembre del 1973, solo dopo pochi giorni dal golpe militare di Pinochet, terminò con uno scialbo 0 a 0. La gara di ritorno avrebbe dovuto disputarsi il 21 novembre allo stadio di Santiago del Cile, ma la squadra sovietica contraria al regime appena insediatosi nel paese andino che rovesciò la presidenza socialista di Allende chiese alla FIFA di giocare in campo neutro, la federazione negò il permesso, dunque i russi si rifiutarono di scendere in campo in Cile. Nacque in quell’occasione la storia della “partita fantasma” dove non si giocò Cile vs Urss in quello stadio che poche settimane prima fu teatro di esecuzioni e persecuzioni contro il regime del dittatore Augusto Pinochet. L’URSS non si presentò, tuttavia, i cileni scesero in campo come “se niente fosse. Dall’alto è arrivato un ordine ben preciso, quello di conquistarsi la qualificazione sul campo. Quello a cui assistono gli spettatori è uno spettacolo surreale. L’arbitro, l’austriaco Erich Linemayr, si presta alla farsa e fischia l’inizio della partita. Sugli spalti dell’Estadio Nacional ci sono 15.000 persone. Il Cile batte il calcio d’inizio e si invola verso la porta avversaria, nella più incredibile e surreale delle azioni mai viste su un campo da calcio. Carlos Caszely, oppositore del regime di Pinochet per cui pagherà a caro prezzo l’opposizione, parte dal centrocampo e si invola verso la porta vuota dove appoggia il pallone al capitano Francisco Valdes, che segna il gol dell’1-0. Per la giunta militare cilena, in tribuna, la farsa è compiuta, e può finire lì. L’arbitro dichiara la fine della partita, ed entrano in campo i brasiliani del Santos, per disputare un’amichevole contro la nazionale cilena. Qualche settimana più tardi, arriva la decisione della FIFA: 1.000 dollari di multa all’Unione Sovietica, 2-0 a tavolino e Cile qualificato ai Mondiali”. Il Cile esordì ai mondiali tedeschi contro i padroni di casa della Germania Ovest il 14 giugno 1974 allo stadio di Berlino Ovest, vennero sconfitti per 1 a 0 da una rete di “Mao” Paul Breitner, questa partita passò alla storia perché per la prima volta nella storia di un mondiale fu estratto il cartellino rosso, ai danni di Carlos Caszely, strumento introdotto già nell'edizione precedente del 1970, dove non fu mai utilizzato fino a questo momento.  Il 18 giugno nella seconda partita del gruppo A pareggiarono per 1 a 1 con la Germania Est, la rete di Sergio Ahumada del Colo Colo che recuperò lo svantaggio iniziale. Nella terza gara, quella che sulla carta sembrava la più facile contro gli esordienti australiani, il Cile non andò oltre ad uno scialbo 0 a 0 che non gli permise il passaggio del turno, ma l’immediato ritorno in patria, che non coinvolse Carlos Caszely soprannominato “el rey del metro quadrato”  forte oppositore del regime di Pinochet che si rifugiò in Spagna dove chiese asilo politico.

GERMANIA EST 1974       
A volte la sorte è davvero beffarda, nessuno mai avrebbe previsto ed immaginato che la Germania Est avrebbe scritto una pagina indelebile della storia del calcio e non solo. La Germania Orientale tuttavia, è sempre stata un eterna incompiuta, “i grandi obiettivi per la DDR saranno quasi sempre "un punto più in là", come scrisse il giornalista Hesse-Lichtenberger . I tedeschi dell'Est mancarono infatti la qualificazione a tutte le edizioni degli Europei dal 1960 al 1988, e in 3 occasioni fallirono il traguardo per un soffio. Nel 1976 bastava un successo nel doppio confronto con l'Islanda ultima nel girone, e invece arrivarono un pareggio e una sconfitta. Nel 1980 la Germania Est si fece rimontare due goal nell'incontro decisivo con l'Olanda, nel 1988 è invece una clamorosa papera del portiere Renè Müller su tiro di Aleinikov a spianare la strada all'URSS”  Insomma fu solo nel 1974 che si poterono ammirare ad un torneo iridato le maglie biancoazzurre della DDR che, tuttavia a livello giovanile e olimpico otterranno miglior sorte, tra cui l’oro olimpico a Montreal nel 1976. La Germania Est si qualificò al mondiale battendo la Finlandia per 5 a 2 nell’incontro casalingo di Dresda, vincendo 2 a 0 contro l’Albania a Magdeburgo, il 27 maggio a Bucarest nella gara più impegnativa del girone la DDR viene sconfitta per 1 a 0 dalla Romania, dopo quindici giorni si riprende la testa della classifica vincendo a Tampere per 5 a 1 sugli scandinavi, mentre il 26 settembre del 1973 si riprende con gli interessi ciò che aveva lasciato a Bucarest il maggio scorso vincendo per 2 a 0 la partita che ufficialmente aprì la Zonengrenze  L’ultima partita nella trasferta di Tirana fu ininfluente, la Germania vinse per 4 reti a 1 ma era già matematicamente qualificata. Fu il Dio dell’editoria a mettere mano al sorteggio di Francoforte il 5 gennaio del 1974, per far scrivere fiumi di parole e libri su quello che sarà il più grande derby della storia del calcio e non solo. Germania Est e Germania Ovest furono inserite nello stesso gruppo 1, insieme ad Australia e Cile. Quello del 14 giugno del 1974 allo stadio di Amburgo fu l’esordio di due debuttanti, Germania Est contro Australia, vinsero i tedeschi per 2 a 0 con le reti di Joachim Streich e un autorete di Collin Curran. La seconda gara contro Cile era una partita temutissima per i noti problemi politici tra i due paesi alla luce di quello che accadde qualche mese prima nella “partita fantasma” di Santiago, si fronteggiavano infatti un Paese comunista e uno retto da una giunta militare di destra, andata al potere da poco meno di un anno con un cruento colpo di Stato.  La partita terminò con un pareggio per 1 a 1 avanti i tedeschi con Martin Hoffmann, furono ripresi nel secondo tempo dal cileno Ahumada. Il 22 giugno del ’74 si scrisse la storia del calcio, ad Amburgo ci sono di fronte le due Germanie. Inizia forte la BDR in maglia bianca, il MURO difensivo della DDR in maglia azzurra regge, i cugini occidentali iniziarono ad innervosirsi e gli automatismi di gioco vennero meno, La svolta avvenne al settantasettesimo minuto grazie a una ripartenza veloce cominciata dai guantoni di Jurgen Croy. In pochi tocchi la palla arrivò a centrocampo e da lì venne lanciata verso l’area dove arrivò dopo uno scatto infinito Jurgen Sparwasser che superò, sospinto dalla sorte, tre difensori tedeschi con uno stop di naso e insaccò il pallone alle spalle di Maier, sancendo l’impossibile.  La Germania povera sconfisse la Germania ricca per 1 a 0 scrivendo una pagina indelebile della storia europea, che rimarrà perennemente viva nell’immaginario calcistico mondiale  anche perché quel gesto diverrà la miglior propaganda per il governo di Berlino Est. La Germania Est passò il turno e fu inserita nel girone finale A con Brasile, Olanda e Argentina, i tedeschi giunsero a questo punto già appagati di quell’impresa che avevano creato contro la Germania Ovest. Persero per 1 a 0 la prima partita contro il Brasile con qualche rammarico poiché i verdeoro non furono così trascendentali, come invece gli avversari della seconda gara, l’Olanda che si impose per 2 a 0 con le reti di Neeskens e Rensenbrink, mentre contro l’Argentina i tedeschi riuscirono a togliersi un ulteriore soddisfazione pareggiando 1 a 1 con una rete di Joachim Streich. I tedeschi rientrarono immediatamente in patria per concedersi alla folla festante, per un giorno felice e orgogliosa di essere la parte povera della Germania. La caduta del Muro di Berlino nel 1989 cambiò completamente le carte in tavola le due Germanie non si sarebbero mai più incontrate, tuttavia ancora per qualche mese i due paesi rimasero divisi, lo sono anche il 2 febbraio del 1990 giorno del sorteggio per i gironi eliminatori di Euro 92 ospite del sorteggio Gunnar Nordahl che estrasse dall'urna il nome della DDR che andò a finire nello stesso girone della Germania Ovest quella partita però non si giocherà mai perché la storia quella con la S maiuscola impedirà che ci fosse un altro Sparwasser e di lì a poco la Germania Est giocherà la sua ultima partita contro il Belgio. Matthias Sammer segnò le due reti che permisero alla nazionale della DDR di vincere l’ultima partita della sua storia.

GERMANIA OVEST 1974       
Il mondiale di Germania 1974, sarà più conosciuto con il nome di "Monaco 1974” per non creare confusione con la vicina sorella ad Est. Il centro nevralgico del mondiale non fu dunque la capitale Bonn ne tantomeno Berlino, fu il capoluogo bavarese di Monaco di Baviera dove due anni prima si erano svolte le tragiche Olimpiadi dell’attentato terrosistico di “Settembre nero” dove assasinarono undici membri della delegazione olimpica israeliana . La nazionale tedesca fresca campione d’Europa laureata due anni prima in Belgio non giocò alcuna partita di qualificazione se non sedici partite amichevoli di preparazione tra cui una contro l’Italia pareggiata 0 a 0 all’Olimpico di Roma. Inserita nel girone A del “Fußball-Weltmeisterschaft 1974” vinse le prime due partite, contro il Cile per 1 a 0 con rete di Paul Breitner e contro l’Australia per 3 a 0 con le firme di Overath, Cullman e Gerd Muller. La terza gara del girone è stata quella che ha scritto una pagina indelebile della storia del calcio e non solo. Gli avversari della Germania Ovest il 22 giugno ad Amburgo, sono i cugini della Germania Est in quella gara in cui i tedesco orientali vinsero clamorosamente contro gli opulenti occidentali con una rete di Jurgen Sparwasser. In quell'occasione si vide una pessima Germania Ovest, senza gioco che trattò gli propri avversari con sufficienza pagando caro il proprio atteggiamento. Da questo momento, dopo un acceso summit tra giocatori, dirigenti e allenatore, sarà il difensore Franz Beckenbauer a prendere la squadra per mano e a trascinarla ad una inaspettata ma alquanto meritata vittoria. Nel gruppo finale B la Mannschaft vinse per 2 a 0 a Dusseldorf contro la Jugoslavia, autori delle reti furono ancora Breitner e Gerd Muller. Nella seconda partita i tedeschi non fecero alcuna fatica a sbarazzarsi della Svezia con un brillante 4 a 2 dopo essere addirittura passata in svantaggio, saranno Hoeness, Grabowski, Overath e Bonhof a siglare le quattro reti per i padroni di casa. Fu ancora Muller il 3 luglio a Francoforte a regalare la vittoria e l’accesso in finale ai bianchi di Germania contro un’ottima Polonia. La finalissima si giocò il 7 luglio alle ore 16.00 all'Olympiastadion di Monaco davanti ad oltre settantacinque mila spettatori, direttore di gara l’inglese Jack Taylor di quella che fu di più di uno scontro tra le due migliori formazioni del pianeta, di due tra i più grandi calciatori di sempre, Johann Cruyff e Franz Beckenbauer. Fu una sfida tra due mondi divergenti, tra due filosofie di gioco idealmente contrapposte, da una parte la compassata e pragmatica Germania dall'altra la dinamica e creativa Olanda del “Calcio Totale”. In tribuna erano presenti illustri personaggi: il presidente della Repubblica Federale Walter Scheel, il capo di governo tedesco Helmut Schmidt, il principe Bernardo d’Olanda e il segretario di stato americano Henry Kissinger, grande appassionato di calcio e non solo che rivedremo tra quattro anni negli spogliatoi del Perù a Rosario in Argentina.  La finale iniziata in ritardo perché mancavano le bandierine del calcio d'angolo, venne vinta dalla Germania Ovest per 2-1 dopo una drammatica partita iniziata con l'immediato vantaggio dell'Olanda grazie ad un rigore di Neeskens, ma venne decisa da un ulteriore rigore di Breitner che ristabilì il pareggio e dal vantaggio di Muller che raccolse la palla al centro area e la infilò alle spalle del inerme Jongbloed, laureandosi così campione del mondo per la seconda volta dopo il 1954.

HAITI 1974     
Il merito della qualificazione di Haiti al mondiale tedesco è tutto di un italiano, Ettore Trevisan un triestino che al tempo collaborava con il settore tecnico della nazionale italiana, allenatore di Bastia e selezione della Corsica, fu mandato nell’isola caraibica per la sua ottica conoscenza della lingua francese. Nel 1973 diventò commissario tecnico della Nazionale di calcio di Haiti, su richiesta della federazione locale e tramite un rapporto di collaborazione con il Ministero degli Esteri. Con i caraibici ottenne la prima ed unica qualificazione ai Mondiali, vincendo il Campionato CONCACAF che a quel tempo, aveva funzione di girone di qualificazione. Il torneo si giocò interamente a Port au Prince e tutte le partite si svolsero nello stadio Silvio Cator, ex atleta di salto in alto e sindaco della capitale haitiana. Alla fase finale CONCACAF parteciparono sei squadre, Haiti vinse contro Honduras, Antille Olandesi, Trinidad Tobago e Guatemala, l’unica sconfitta per 1 a 0 contro il Messico fu ininfluente poiché la squadra caraibica era già matematicamente qualificata. La gran festa fu tuttavia rovinata dall’allontanamento dell’allenatore italiano dalla nazionale, a causa del movimento culturale la “Negritudine”  che promuoveva la cultura creola nei paesi di lingua francofona con atteggiamenti di razzismo verso i bianchi. Tale movimento era fortemente appoggiato dal dittatore Baby Doc, figlio dello spietato François Duvalier alias Papà Doc  fondatore delle brigate Tonton Macoutes  simili alle camicie nera mussoliniane a cui si ispirava, Trevisan capì che per la sua incolumità e della famiglia era meglio rientrare in Italia, la guida della nazionale fu affidata all’haitiano Antoine Tassy. Inserita nel proibitivo gruppo 4 con Argentina, Polonia e Italia, la nazionale haitiana perse tutte le partite, riuscendo tuttavia a segnare due reti con il suo giocatore di maggior talento Emmanuel Sanon. Il destino volle che sia stata proprio l’Italia dell’ex tecnico Trevisan a tenere a battesimo i rossoneri di Hispaniola i quali passarono sorprendentemente in vantaggio con il sopracitato Sanon che mise termine al record di imbattibilità di Dino Zoff fino ad allora imbattuto per 1142 minuti. Nella seconda partita i centroamericani subirono un pesante 7 a 0 da quella Polonia che sarà una delle sorprese del mondiale tedesco. Anche contro l’Argentina, Haiti subì una sonora sconfitta per 4 a 1 ma riuscì ancora una volta a registrare il nome del proprio attaccante Emmanuel Sanon nel cartellino dei marcatori. Certamente Haiti non poteva fare di più al torneo iridato, rimase la soddisfazione di essere usciti di scena al primo turno assieme ai tanto odiati italiani.

ITALIA 1974      

Sono passati solo quattro anni dallo splendido Mondiale di Città del Messico, ma la squadra di Monaco è un flebile ricordo di quella del 1970. Gli interpreti sono all’incirca gli stessi sempre guidati dall’inossidabile Ferruccio Valcareggi, tuttavia, le attese per fare un ottimo torneo vi erano tutte, all’ombra della brillante qualificazione al torneo iridato, acquisita senza subire nemmeno un goal. Gli azzurri iniziarono il loro cammino il 7 ottobre del 1972 a Città del Lussemburgo dove imposero un perentorio 4 a 0 ai ducali. Pochi giorni più tardi pareggiarono a Berna per 0 a 0 contro la Svizzera. All’inizio del nuovo anno, al San Paolo di Napoli, l’Italia ottenne un nuovo pareggio a reti inviolate contro la Turchia, nel febbraio successivo si impose per 1 a 0 ad Istanbul. Il camino degli italiani proseguì con un largo 5 a 0 contro il Lussemburgo a Marassi e il 2 a 0 di Roma contro la Svizzera. Al Mondiale tedesco l’Italia fu inserita nel gruppo 4 con Polonia, Argentina e gli esordienti di Haiti che, si qualificarono al Mondiale grazie all’impresa del tecnico italiano Ettore Trevisan. L’esordio avvenne il 15 giugno del 1974 all’Olympiastadion di Monaco contro i caraibici che, sorprendentemente passarono in vantaggio con Emmanuel Sanon, il quale mise fine al record di imbattibilità dell’estremo difensore italiano Dino Zoff di 1142 minuti, L’Italia riuscì a pareggiare con Gianni Rivera, ma fu solo grazie ad un autorete degli haitiani che portò a casa l’intera posta. La brutta e disorganizzata Italia vista contro Haiti si rivide quattro giorni più tardi contro l’Argentina, anche in questa occasione furono gli avversari a passare in vantaggio con Houseman e fu un'altra autorete del difensore platense Perfumo a concedere il pareggio agli azzurri. L’ultima partita del girone del 23 giugno al Neckarstadion di Stoccarda contro la Polonia doveva essere solo una passeggiata, ad entrambe le squadre sarebbe bastato un pareggio per passare il turno, c’è chi allora sospettò alcune combine tra le due federazioni , ma in campo le cose andarono diversamente e la convincente Polonia mandò a casa l’Italia molto in anticipo del previsto. La Polonia che stese l’Italia per 2 a 1 era quella meravigliosa squadra che mise in luce un gioco nuovo, molto simile al calcio totale dell’Olanda di Cruijff, passata in vantaggio con Szarmach e Deyna vinse per 2 a 1, gli azzurri riuscirono ad accorciare le distanze solo all’85° minuto con una rete di Fabio Capello.

JUGOSLAVIA 1974      
La Jugoslavia fu l’ultima squadra a qualificarsi al torneo di Monaco, mancava dalla massima manifestazione calcistica dal 1962 in Cile. Il viaggio dei plavi non fu così agevole, per giungere in Germania dovettero disputare uno spareggio contro la Spagna poiché giunse al termine del round robin di qualificazione con lo stesso punteggio e la stessa differenza reti degli iberici. Inserita nel gruppo 7 di qualificazione, pareggiò la prima gara per 2 a 2 contro la Spagna nell’insolita cornice di Las Palmas. A Belgrado vinse faticosamente 1 a 0 contro una coriacea Grecia, nelle gare di ritorno rimediarono un altro pareggio per 0 a 0 contro la Spagna a Zagabria che, costringeva la Jugoslavia ad ottenere una larga vittoria per 4 a 2 con la Grecia. Lo spareggio fu giocato pochi giorni prima dei sorteggi mondiali a Francoforte sul Meno, dove la Jugoslavia si impose per 1 a 0 con la rete del bosniaco Josip Katalinski allo scadere del primo tempo. Al Mondiale la Jugoslavia fu inserita in un girone abbastanza agevole, con un Brasile evanescente privo di Pelè, una Scozia incoerente e l’inesperto Zaire. La Jugoslavia nella partita di apertura della kermesse mondiale affrontò il Brasile al Waldstadion di Francoforte, la gara si concluse con uno sterile 0 a 0, i plavi misero in luce la loro vena realizzativa nella seconda gara del girone contro lo Zaire, vinsero per 9 a 0 e le reti furono realizzate da: una tripletta di Bajevic e un gol a testa di Dzaijc, Surjak, Katalinski, Bogicevic, Oblak e Petkovic, in questa occasione la nazionale balcanica realizzò il proprio record della vittoria più larga mai ottenuta. Nell’ultima gara del gruppo 3 contro la Scozia pareggiò 1 a 1 con una rete di Karasi all’81° minuto recuperata dallo scozzese Joe Jordan ad un minuto dal fischio finale. Brasile, Scozia e Jugoslavia arrivarono tutte prime con lo stesso punteggio a determinare il passaggio del turno fu la differenza reti a danno della Scozia. Nel girone finale la Jugoslavia perse tutte le partite, 3 a 0 contro i padroni di casa della Germania Ovest, 2 a 1 contro la Polonia la cui rete slava fu realizzata da Karasi, e 2 a 1 con la Svezia rete della bandiera  plava di Ivica Surijak che, qualche anno più tardi verrà in Italia a giocare nell’Udinese. Partiti con migliori aspettative i plavi subirono tre rovinose sconfitte che ridimensionarono le aspettative della squadra balcanica, i bene informati attribuiscono tale debacle ai dissidi interni tra i vari gruppi etnici che iniziarono a manifestare le prime insofferenze all’interno dell’eterogeneo gruppo slavo.

OLANDA 1974      
Di tutte era la più bella, uscita dal cilindro di un esperto mago, la squadra olandese mise in luce un gioco nuovo e innovativo, guidata da due grandi interpreti; dalla panchina il mago Marinus Jacobus Hendricus Michels e in campo dal brutto anatroccolo Johan Cruijff che, nel giro di pochi anni diverrà uno splendido cigno reale, i due cambiarono il gioco del calcio. L’allenatore Michels e i suoi interpreti furono gli attori protagonisti del nuovo scenario del calcio mondiale, nel 1974 nacque il  “totaalvoetbal”, il calcio totale, un gioco mai visto prima, << la rivoluzione arriva dall’anarchia dei ruoli, le posizioni sono intercambiabili, la ricerca dell’attacco è assoluta. I difensori che diventano centrocampisti o ali, un attaccante come Cruijff che può muoversi come centravanti o regista, realizzatore o suggeritore. Poi il fuorigioco: una maniera di difendersi che stupisce e sorprende. Una squadra intera che corre in avanti per lasciarsi alle spalle gli avversari>> .  Gli interpreti in campo sono: Jongbloed; Suurbier, Rijsbergen, Haan, Krol; Jansen, Neeskens, van Hanegem; Rep, Rensenbrink, Cruijff, una formazione di nomi che a ripeterla era come snocciolare un rosario , una formazione talmente forte è innovativa che venne soprannominata “Arancia Meccanica” . L’avventura olandese al Mondiale iniziò il primo novembre del 1972 con un roboante 9 a 0 inflitto alla Norvegia con una tripletta di Neeskens una doppietta di Cruijff e Brokamp e una rete a testa dei rispettivi Den Jong e Keizer. Il 19 novembre ad Anversa impattarono 0 a 0 contro il Belgio nel derby del Benelux, in estate i leoni d’Orange ebbero ragione dell’Islanda per 5 a 0, il ritorno di questa gara si sarebbe dovuto giocare in Islanda, ma per motivi organizzativi le due nazionali si accordarono di giocare a Deventer in Olanda. Gli Orange vinsero per 8 a 1 ciò che fù più un incontro di allenamento anziché di qualificazione mondiale. Ad Oslo l’Olanda si impose per 2 a 1 sulla Norvegia ma, la partita che fece parlare di se fu il derby di ritorno del 17 novembre 1973 ad Amsterdam terminato con il consueto 0 a 0 favorevole agli Orange, tuttavia, al Belgio fu annullato un gol regolarissimo  Si arriva così ad un minuto dal termine. Da una punizione per il Belgio dalla sinistra, sulla trequarti. Van Himst, con l’esterno del piede, calcia una sontuosa parabola che supera tutta la difesa olandese e arriva sul secondo palo, dove il centrocampista Jan Verheyen arriva con grande tempismo al volo mette la palla alle spalle dell’immobile Scrjivers. Lo stadio Olimpico di Amsterdam e i suoi 53.000 supporters sono ammutoliti. L’arbitro, il sovietico Pavel Kazakov, sta per indicare il centrocampo e convalidare il gol quando dalla parte opposta vede il guardalinee con la bandierina alzata. Segnala chiaramente un fuorigioco di Verheyen. La rete viene annullata. Il Belgio è fuori dai Mondiali. Senza mai perdere e senza subire neppure un gol nelle qualificazioni. Non era mai successo. Il gol di Verheyen quel giorno di novembre era regolare ben tre, giocatori olandesi lo tenevano in gioco …  Ai Mondiali l?olanda fu inserita nel gruppo 3, nella gara iniziale gli Orange vinsero 2-0 ad Hannover contro l'Uruguay, che era la testa di serie del girone, mettendo in mostra per la prima volta in un palcoscenico così importante un innovativo gioco a tutto campo, Di fronte al lento e compassato gioco dei sudamericani, i Paesi Bassi dimostrarono una netta superiorità atletica e tecnica. Il Pallone d'oro Johan Cruijff, diresse con grande efficacia l'azione della sua squadra, che creò un gran numero di occasioni da gol; Johnny Rep ne finalizzò due. Ebbero invece maggiori difficoltà nella seconda partita contro la Svezia pur mostrando ancora un gioco brillante e aggressivo non riuscirono a concretizzare e la partita terminò a reti inviolate. Nell’ultimo match del gruppo eliminatorio vinsero agevolmente con la Bulgaria per 4-1, Johan Neeskens realizzò due calci di rigore le altre reti di Johnny Rep e Theodorus De Jong. Nel girone finale incrociò sul campo di
Gelsenkirchen l’Argentina che venne strapazzata per 4 a 0 da una doppietta di Johan Cruijff, da una rete di Ruud Krool e una del solito Johnny Rep. L’Olanda poi regolò la Germania Est per 2-0 andarono in rete Johan Neeskens e di Rob Rensenbrink. Contro lo spento Brasile la partita più facile, dove gli olandesi si imposero per 2 a 1 senza mai premere sull’acceleratore, sono le reti di Neeskens e Cruijff a spingere l’Olanda in finale contro la Germania Ovest. Nella finale si scontrano due diverse tipologie d'intendere il calcio: la Germania Ovest, praticava un gioco attento, preciso e applicato con metodo, guidata da un fenomenale Franz Beckenbauer, i Paesi Bassi che per tutto il torneo diedero dimostrazione di netta superiorità su ogni avversario arrivando così alla finale con i favori del pronostico. La finale ebbe un avvio insolito, subito dopo il calcio d’inizio, Cruijff  andò in area avversaria e fu atterrato, venne concesso un calcio di rigore per gli Orange, realizzato da Neeskens senza mai che i tedeschi toccassero ancora palla. La partita sembrava saldamente nelle mani degli olandesi che probabilmente commisero la leggerezza di compiacersi nella loro bellezza convinti di aver già vinto l'incontro. I tedeschi, per contro, ebbero il merito di non darsi per sconfitti, riuscirono a pareggiare su calcio di rigore, e verso la fine del primo tempo fu un gol di Gerd Müller a siglare la rete della vittoria. Vinceranno i tedeschi, ma gli olandesi verranno ricordati per aver espresso un calcio tatticamente innovativo, divertente e brillante, votato all'attacco e in grado di fornire ottime coperture difensive.

POLONIA 1974     
Se l’Olanda era la più bella la Polonia era sua sorella, una squadra meravigliosa magistralmente diretta dal tecnico Kazimierz Gorsky con interpreti fenomenali, su tutti Gregorz Lato,  Jan Tomaszewski, Władysław Żmuda, Kazimierz Deyna, Andrzej Szarmach, Jan Domarski e Robert Gadocha, il tecnico ucraino riuscì a far coesistere il rigore difensivo e la fantasia offensiva raggiungendo un compromesso sottile ma di successo tra modernità e tradizione, dove ogni ruolo nel team era completamente definito. Il tutto condito con una condizione atletica straripante e da uno spirito di gruppo invidiabile . La leggenda della grande Polonia iniziò  il 17 ottobre del 1973 a Wembley davanti a 100.000 inferociti spettatori  che, altro non aspettavano di staccare il pass per Monaco di Baviera. Fu in quella gara che il grande Jan Tomaszewski salì alla ribalta nella storia del calcio, parando l’impossibile e negando all’Inghilterra di accedere alla fase finale dei Mondiali, il tutto con una mano fratturata. In quell’occasione la partita terminò 1 a 1 ma in campo si vide una squadra stellare che in futuro avrebbe fatto parlare di se. Quella sera a Londra in campo vi erano molti artefici della medaglia d’oro di Monaco, vinta l’anno precedente a spese dell’Ungheria. La Polonia fu inserita nel gruppo 5 di qualificazione UEFA, dove oltre all’Inghilterra vi era il Galles. Nella prima gara del Round Robin la Polonia venne sconfitta per 2 a 0 a Cardiff dai Dragoni rossi, nella gara interna di Chorzow contro i maestri d’Albione ottenne una sorprendente vittoria per 2 a 0 grazie alle reti di Banas e Lubanski  che, in quella gara subì la frattura della gamba destra per uno sciagurato intervento in scivolata di Mc Farland. Nella gara di ritorno a Chorzow, i Bialo-Czerwony imposero un perentorio 3 a 0 al Galles ed infine nella partita decisiva di Wembley scrissero una pagina di storia del calcio. Un tutt’altro che noioso 1 a 1, fu una partita infuocata che, permise ai polacchi di qualificarsi per la seconda volta ai mondiali dal lontano 1938, dove vennero sconfitti dal Brasile per 6 a 5 nella partita in cui Wilimowski segnò la prima quadripletta mondiale. Gli inglesi si presentarono a quest’incontro con tre punti, quindi obbligati a vincere, mentre alla Polonia bastava un pareggio in virtù dei suoi quattro punti . La Polonia venne fin da subito schiacciata nella propria metà campo, l’area era cinta d’assedio, le punte inglesi non offrirono punti di riferimento muovendosi lungo tutto l’asse dell’attacco, all’intervallo il punteggio è ancora fermo sullo 0-0. Nel secondo tempo le intemperanze del pubblico che, ad inizio gara fischiò ingenerosamente l’inno polacco, non fece altro che galvanizzare gli avversari, al minuto 57, Paul Madeley centrocampista del Leeds United, si fece soffiare ingenuamente palla da Grezgorz Lato che con velocità servì sulla destra l’accorrente Domarski il quale, fece partire una conclusione vincente verso Peter Shilton a cui non restò che raccogliere la palla dal sacco. Il pareggio avvenne su calcio di rigore concesso dal generoso arbitro tedesco Kurt Tschenscher, Clarke si incaricò di trasformare con freddezza, finì 1 a 1 e Polonia si qualificò ai Mondiali. L’esordio al torneo iridato avvenne il 15 giugno del 1974 al Neckarstadiom di Stoccarda contro l’Argentina, la Polonia si presentò con l’abito da festa rifilando 3 goal ai sudamericani, dopo otto minuti i polacchi erano già avanti di due reti realizzata da Lato e Szarmach, poi ancora Lato siglò il 3 a 2 finale. Quattro giorni più tardi contro Haiti, la Polonia rifilò sette reti ai malcapitati centroamericani, triplo Szarmach, doppio Lato e una rete a testa di Deyna e Gorgon chiusero la pratica caraibica. Contro l’Italia il 23 giugno, i polacchi avevano già matematicamente superato il turno. Sulla partita aleggiarono i sospetti di una combine azzardata da alcuni giornalisti italiani e un polacco i quali, tentarono di accordarsi per un pareggio che avrebbe permesso alle due squadre di passare alla fase successiva a discapito dell’Argentina, ma il tecnico Gorsky venuto a conoscenza del furbesco tentativo italiano dichiarò in un intervista “che la squadra affronterà la partita solo per vincerla”. Infatti, la Polonia si impose con un facile 2 a 0 nei confronti di una mediocre italietta. Le reti che poi scatenarono tante polemiche sulle tribune del Neckarstadion furono opera di Andrzej Szarmach e Kazimierz Deyna. Nella seconda fase la Polonia incontrò come prima avversaria la Svezia contro la quale vinse 1 a 0 con una rete di Lato, nella seconda partita incrociò al Waldstadion di Francoforte la Jugoslavia vincendo per 2 a 1, in vantaggio con Deyna su calcio di rigore, si fece rimontare ad una manciata di secondi dall’intervallo con Karasi che mise la palla alle spalle dell’inusuale numero 2 polacco (Jan Tomaszewski) dopo aver scartato tutta la difesa, nel secondo tempo fu Gregorz Lato a chiudere la pratica slava con uno strepitoso goal di testa. Nel terzo match del girone finale, la Polonia chinò il capo solo davanti alla Germania Ovest di Beckenbauer, venendo sconfitta per 1 a 0, si guadagnò così la finalina per il terzo posto contro il Brasile a cui pensò il solito Lato a chiudere i giochi. L’attaccante dello Stal Mielec vinse anche la classifica cannonieri con sette reti facendo della nazionale polacca una delle squadre più temute del panorama calcistico mondiale … … era nata una generazione di fenomeni.

PERU' 1970
Il Perù del 1970 probabilmente è stata la miglior compagine peruviana che abbia mai partecipato ad un mondiale di calcio, guidata da due geniali giocatori: Teofilo Cubillas ed Hector Chumpitaz se, ai quarti di finale non avesse incrociato lo straordinario Brasile di Pelè avrebbe certamente fatto più strada. Il Perù tuttavia, fece l’impresa già durante le qualificazioni ai mondiali, dove eliminò l’Argentina. Inserita nel gruppo 10 di qualificazione con Bolivia e Argentina, la squadra peruviana fù un autentica e piacevole sorpresa. Nella prima gara di qualificazione, il 3 agosto del 1969 riuscì nell’impresa di battere l’Argentina per 1 a 0, i quali vennero sconfitti pochi giorni prima per 3 a 1 anche dalla Bolivia. All’Argentina era necessario un miracolo per presenziare ai prossimi mondiali messicani, e i loro dirigenti pensarono di  corrompere l’arbitro della gara tra Bolivia e Perù, sarà lo stesso direttore di gara il venezuelano di origine jugoslava Sergio Chechelev  ad ammettere di aver ricevuto del denaro da parte di alcuni emissari argentini per far vincere la Bolivia. Infatti, la Bolivia si impose per 2 a 1, il Perù dovette subire due inique espulsioni di Fuentes e Mifflin che giustamente non vennero squalificati. Venuti a conoscenza del fatto di corruzione i peruviani, nella partita di ritorno scesero in campo determinati  a rendere giustizia e vinsero agevolmente per 3 a 0. Nella gara contro l'Argentina, alla Bombonera di Buenos Aires, il Perù scrisse la storia, pareggiando per 2 a 2 riuscì per la prima e unica volta ad impedire all'Argentina la partecipazione ad un mondiale, protagonista del verdetto fu Oswaldo Ramires attaccante dello Sport Boys di Callao autore di una doppietta. Per la seconda volta dopo quella del 1930 il Perù partecipò ad un torneo iridato, e nella prima gara affrontò la Bulgaria di Asparuhov, dopo essere passato in svantaggio di due reti il Perù si risvegliò nel secondo tempo e in meno di venti minuti riuscì a ribaltare il risultato andando in rete con Gallardo, Chumpitaz e Cubillas. Nella seconda partita del gruppo D gli andini incrociarono il Marocco contro il quale si s’imposero per 3 reti a 0, con ancora Teofilo Cubillas protagonista di una doppietta. Nella terza è ultima gara Germania Ovest e Perù erano già virtualmente qualificate e le due squadre tranquille diedero vita ad un piacevole spettacolo pedatorio, tuttavia, l’esperienza tedesca ebbe la meglio, vinse la Germania per 3 a 1, per i sudamericani andò in rete ancora l’insaziabile Teofilo. Ai quarti di finale contro il Brasile la squadra peruviana giocò una buona e divertente partita il 4 a 2 finale andò favore del divertito pubblico di Guadalajara. Il Perù fece ritorno a casa in un clima favorevole convinto di avere trovato una generazione di calciatori che avrebbe dato tante soddisfazioni.

ROMANIA 1970
La Romania ritornò ai mondiali di calcio dopo trentadue anni di assenza, l’ultima partecipazione fu quella francese del 1938. Giunse al mondiale messicano un po' a sorpresa vincendo il gruppo di qualificazione europea numero 1, nel quale era inserito il forte Portogallo di Eusebio, infatti, nella gara d’esordio, allo stadio Nacional di Lisbona rimediò una pesante sconfitta per 2 a 0 in favore dei lusitani. La giovane Romania si ridestò pochi giorni dopo contro la Svizzera vincendo per 2 a 0 con le reti di Flores Dumitrace e Flaviu Domide il primo attaccante della Dinamo Bucarest e il secondo dell’UTA Arad. Passò quasi un anno dalla precedente partita di qualificazione con la Svizzera e nel frattempo la squadra di Angel Niculescu fece grandi progressi, vinse la gara di ritorno con i rossocrociati per 1 a 0 grazie ad un autorete del basilese Bruno Michaud. La partita di Bucarest del 23 agosto 1969, fu la chiave del girone di qualificazione, la Romania grazie ad una rete di Dobrin ebbe ragione di un deludente Portogallo e in pratica mise nel cassetto la partecipazione al mondiale messicano. I due pareggi contro la Grecia furono ininfluenti per la classifica finale del girone, dove a sorpresa, il Portogallo si piazzò all’ultimo posto. Ai mondiali la squadra dacia non confermo le buone attese fatte vedere durante le qualificazioni, tuttavia, nonostante la sconfitta iniziale contro l’Inghilterra per 1 a 0, riuscì a vincere con la Cecoslovacchia per 2 a 1 protagonisti della gara furono gli attaccanti Alexandru Neagu e Florea Dumitrache il quale realizzò la rete della vittoria su calcio di rigore. Nella terza gara contro il Brasile la posta in palio era proibitiva, l’esperienza carioca ebbe la meglio sulla genuinità romena, vinsero i brasiliani ma, i daci guidati dal talentuoso Mircea Lucescu, capitano della squadra, riuscirono a segnare ben due reti ai campioni brasiliani, una con il solito Dumitrache e l’altra con il centrocampista Emerich Dembrovschi. Nonostante l’eliminazione al primo turno l’esperienza romena al ritorno mondiale fu positiva grazie ad una squadra di giovani che farà ben sperare per il prossimo futuro.

SVEZIA  1970       
Per la Svezia il mondiale del 1970 fu uno dei più anonimi della propria storia, finita l’era dei grandi campioni del ’58 gli scandinavi si trovarono ad affrontare una crisi di talenti che gli fece saltare ben due mondiali di seguito. Strutturata sull’asse Roland Grip, Bjorn Nordqvist e Tommy Svensson sperava di aver messo fine al periodo buio degli anni precedenti.  Al mondiale la squadra scandinava non fece grandi cose, sconfitta dall’Italia per 1 a 0 nella partita d’esordio mise subito in luce una grave incertezza in fase offensiva, anche il pareggio per 1 a 1 con Israele mise in evidenza lo stesso problema. L’unico sussulto del mondiale messicano venne dalla vittoria contro l’Uruguay per 1 a 0 con rete di Grahn a tempo oramai scaduto. La partita, tuttavia, passo alla storia per l’improvviso cambio del direttore di gara, designato il poco affidabile brasiliano Antonio Airton Vieira de Morais, questo verrà sostituito dallo statunitense Henry Landauer, poiché il primo si era accordato con alcuni dirigenti uruguaiani sulla vittoria della Celeste, nondimeno, fu perdonato dalla FIFA e scese in campo come guardalinee. Con soli tre punti la Svezia fece ritorno in patria amareggiata dal esito negativo della spedizione messicana che, tuttavia durante le qualificazioni offri qualcosa di più appetibile. Inserita nel gruppo europeo 5 con Francia e Norvegia, vinse entrambe le partite per 5 a 0 e 5 a 2 contro i cugini scandinavi, sconfisse la Francia per 2 a 0 a Stoccolma e si fece battere a qualificazione già acquisita, 3 a 0 al Parco dei Principi.

U.R.S.S.  1970    
L’Unione Sovietica giunse al mondiale messicano come una delle squadre favorite per la vittoria finale. Le qualificazioni furono una pura formalità, a parte il pareggio iniziale 0 a 0 in quel di Belfast contro l’Irlanda del Nord, il resto furono tutte vittorie. Contro la Turchia, l’Armata rossa vinse 3 a 0 a Kiev e 3 a 1 ad Istanbul, nella partita di ritorno con l’Irlanda del Nord la Russia si impose per 2 a 0. Giunta ai mondiali molto agevolmente, fu inserita nel gruppo A, nella partita inaugurale affrontò i padroni di casa a mezzogiorno preciso, sotto un sole cocente ed una temperatura superiore ai quaranta gradi, la partita terminò 0 a 0 e non diede alcuna impressione di essere una gara dei mondiali di calcio. Nel secondo match, contro il Belgio, venne in luce tutta la forza dei giocatori sovietici che, travolsero la squadra fiamminga per 4 reti a 1; in quell’occasione andarono a segno Byshovets due volte, seguito dal georgiano Asatiani e l’ucraino Khmelnitski. Nell’ultima partita del girone eliminatorio contro la matricola El Salvador i sovietici vinsero 2 a 0 senza esagerare, con la doppietta del solito Anatoly Byshovets, lasciando ai centroamericani gli applausi del pubblico come squadra simpatia. Ai quarti di finale accade quello che non ti aspetti, ad affrontare l’Unione Sovietica vi era l’Uruguay di Juan Edoardo Hohberg, le due squadre adottarono un calcio iper-difensivo, entrambe sopraffatte dalla paura di perdere si chiusero tenacemente in difesa, ne usci una partita orrenda, terminata 0 a 0 ai tempi regolamentari, si andò oltre nella stessa maniera, finché il numero dieci uruguayano, Abel Cubilla raccolse la palla al limite dell’area di rigore sovietica, contrastato da un difensore russo si portò la palla oltre la linea di fondo, crossò al centro dell’area dove Victor Esparrago entrato da pochi minuti mise di testa il Telstar alle spalle del portiere sovietico, a nulla valsero le proteste dei giocatori in maglia rossa per l’arbitro olandese Van Ravens la palla non era uscita, ad uscire invece furono i sovietici che fecero un amaro e anticipato ritorno a casa.

URUGUAY 1970      
L’Uruguay per assicurarsi la sesta partecipazione ai campionati del mondo dovette qualificarsi a spese di Cile ed Ecuador due compagini che non diedero molte preoccupazioni alla Celeste. L’Uruguay vinse tutte le partite del proprio girone, tranne un pareggio a reti inviolate a Santiago contro il Cile, per il resto si impose per 2 a 0 e 1 a 0 con l’Ecuador e vinse a domicilio 2 a 0 contro il Cile. Al mondiale l’Uruguay fu inserito nel gruppo 2 di Toluca e Guadalajara, nella prima partita vinse 2 a 0 contro l’esordiente Israele con le reti di Ildo Maneiro e Juan Martin Mujica. Nella seconda, noiosissima gara, pareggiò 0 a 0 con l’Italia, mentre nell’ultima partita del girone eliminatorio venne addirittura sconfitta per 1 a 0 dalla Svezia. L’Uruguay passo ai quarti di finale grazie alla differenza reti, dove affrontò il 14 luglio a Città del Messico l’Unione Sovietica, contro la quale vinse per 1 a 0 dopo i tempi supplementari. La partita si giocò a mezzogiorno in punto sotto un sole cocente e il giocò ne risentì pesantemente. Al 116° dei supplementari l’Uruguay passò in vantaggio, ma la rete uruguayana fu molto contestata dai giocatori sovietici poiché secondo loro, l’uruguaiano Abel Cubilla raccolse la palla oltre la linea di fondo appoggiando per il neo-entrato Esparrago il quale, mise irregolarmente la palla in rete, l’arbitro indicò immediatamente il dischetto del centrocampo che a quattro minuti dalla fine significava il passaggio in semifinale per l’Uruguay tra le ire sovietiche. Ad un passo dalla finale la Celeste incrociò gli acerrimi nemici del Brasile che, in stato di grazia si vendicarono del “Maracanazo” vincendo 3 a 1, mandando a casa gli odiati cugini che andarono sicuramente più avanti di quello che meritarono sul campo.

 
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